XXIV Domenica del Tempo Ordinario anno A

17-09-2023

Letture:
Sir 27,30-28,7
Sal 102
Rm 14,7-9
Mt 18,21-35

         È fin troppo chiaro che la Parola di Dio di questa domenica ci chiede di riflettere su un tema davvero tanto importante: il perdono. E sentirci fare questo discorso dal Signore nel giorno della festa patronale ha un valore in più per la nostra comunità diocesana che fa festa in onore dei suoi Santi Patroni: la Madonna dei Miracoli ed il Vescovo San Riccardo.

Mi chiedo, fantasticando un po’, ma non troppo: Che cosa direbbe oggi il Vescovo San Riccardo per commentare questa pagina del vangelo al suo popolo, radunato nel giorno del Signore nella sua Cattedrale?

Penso che la prima cosa che direbbe è che soltanto contemplando con sempre rinnovato stupore il mistero del perdono di Dio noi possiamo parlarne in maniera corretta. Per poterlo fare dobbiamo guardare Gesù crocifisso, quello è il perdono di Dio. Ogni peccato, tutti i peccati sono perdonati, perché Gesù, il Figlio di Dio, è morto in croce per noi, per darci la sua suprema testimonianza di amore. Dio nel suo perdono è stato senza misura, i nostri peccati sono tutti pagati a caro prezzo dal sangue di Gesù in croce. È questo il senso della pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato che, tra l’altro, è stata anche ben preparata dalla prima lettura, molto bella e semplice, in cui si parla di rancore, di odio, di collera. Quel rancore, quell’odio che sciupa tanto spesso i nostri rapporti quotidiani e ci rende incapaci di collaborare per il bene, sempre in una visione più ampia, rispetto alle beghe della quotidianità.

Ma andiamo alla pagina del Vangelo: Gesù racconta una parabola e la conclude con queste parole: “Chi ha orecchi da intendere intenda”, cioè chi vuol capire capisce, chi non vuol capire, invece…pazienza!

Il perdono di Dio, innanzitutto. La prima parte della parabola ci parla di un servo che doveva diecimila talenti al suo padrone, parliamo di debiti. Stando alle monete del tempo di Gesù questa sarebbe una somma immensa: debito che il servo in alcun modo avrebbe potuto restituire.  Perciò va a chiedere pietà. Il padrone, infatti, in un primo momento aveva dato ordine che fosse venduto lui con la moglie, con i figli, così si usava. Ma questo servo osa tentare un’impresa. quella di chiedere pietà, si butta a terra e supplica il suo padrone: “Signore, abbi pazienza con me e ti rifonderò ogni cosa”. La richiesta dunque è di rinviare, di attendere ancora. Ma la risposta del padrone lo sorprende. Dice il Vangelo: impietositosi del servo, gli condonò il debito, la parabola è chiara: glielo condonò.

È fin troppo chiaro che il padrone della parabola è l’immagine di Dio. Dio così fa con noi, il suo perdono è così. Noi per i nostri peccati mai e poi mai potremmo saldare il conto con Dio.  E allora lui, che è Padre misericordioso, perdona e ci dice: “Tutti i peccati che avete fatto e che fate li paga mio Figlio per voi.” Unica condizione: il pentimento sincero. Ecco, Dio è così: pazzo d’amore per noi. Questa la prima situazione. E vorrei ricordare a tutti, che noi abbiamo a portata di mano un grande sacramento proprio per avere il perdono di Dio: la confessione. Dice il precetto della Chiesa che dovremmo celebrarlo almeno una volta in un anno; molti di noi lo fanno anche più spesso di una volta l’anno e allora proviamo a pensare: quante volte Dio ci ha perdonato! Quanta pazienza ha Dio con me! Di fronte oggi ho l’amore di Dio che mi sorprende, mi stupisce ogni volta di più. Come si fa ad amare così? Solo Dio lo può fare.

D’accordo solo Dio! Però, ecco la seconda parte del Vangelo, la seconda situazione: quel servo al quale era stato condonato l’enorme debito, siccome ha ricevuto un dono così grande, noi immaginiamo che sia diventato più buono, che sia pronto a dare quello che ha ricevuto. Invece non è così. Nella seconda parte della parabola vediamo un altro servo come lui… Già la situazione è diversa. Prima c’erano un padrone e un servo, Dio e io; la seconda situazione, invece, parla di un altro servo come lui, un povero disgraziato come lo era lui, che gli doveva un debito, ma non di diecimila talenti, si trattava di pochi spiccioli, cento denari. Ed è interessante notare che nel testo della parabola questo secondo servo usa per chiedere comprensione al suo collega le stesse parole che ha usato il primo con il Signore: “Abbi pazienza con me e ti rifonderò ogni cosa.”  Ma il primo servo lo afferra per la gola, quasi lo soffoca e gli dice di pagare quel che deve. Ma come si fa? Il padrone ti ha condonato diecimila talenti e tu stai a fare tante storie per pochi spiccioli! Ecco, noi facciamo proprio così: chiediamo il perdono a Dio, lo riceviamo soprattutto attraverso il sacramento, ma poi non siamo capaci di perdonarci gli uni gli altri.

E allora la pagina del Vangelo si conclude con parole molto severe: “Così il Padre vostro celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello”. Fino a che io non ho perdonato un fratello, una sorella, un amico, un padre, una madre, un figlio, un collega di lavoro…fino a che non ho perdonato di cuore, io non posso stare al cospetto di Dio e chiedere perdono per i miei peccati. Carissimi, per favore, non prendiamo alla leggera il fatto che Gesù si premuri di dire: “…non perdonerete di cuore…”, cioè volentieri. Anche nella preghiera del Padre Nostro noi diciamo al Signore: “Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori…”. Tante volte ripetiamo questa preghiera, lo faremo anche oggi, tra poco, prima di accostarci alla comunione, ma domandiamoci: Siamo davvero disposti a farlo, sapendo che saremo giudicati e perdonati in base al nostro amore verso gli altri? Gesù ce lo ribadisce come commento finale alla preghiera del Padre Nostro: “Se infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre nostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Mt 6,14-15). È certamente un richiamo alla nostra responsabilità e all’impegno concreto di amare e perdonare sempre.

Col Vangelo non si scherza, allora. Che Dio ci perdoni, altrimenti non si salva nessuno. Non si salva nessuno! Questo è il cuore del Vangelo: “Così anche il Padre mio celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello”.

Fiduciosi andiamo all’altare, accompagnati dai nostri Santi Protettori, alla Vergine dei Miracoli chiediamo un miracolo solo, quello di rendere la nostra città più fedele alle sue radici cristiane e il nostro cuore più buono e generoso. E al Vescovo Riccardo chiediamo di prendersi cura di noi e della nostra città, perché davvero ne abbiamo immenso bisogno! Talvolta, a sentire e a vedere certe cose che succedono, vien voglia di domandarsi: Ma Andria è ancora una città cristiana? Chiediamo al Signore, con l’intercessione dei nostri Santi Protettori, che ci aiuti a prendere coscienza di tanti comportamenti diffusi che sono proprio all’opposto del Vangelo, che pure professiamo! Che il Signore ci aiuti! Festeggiare i Santi e non vivere da cristiani, che senso ha, non vi pare? solo qualche giorno di divertimento …come tanti altri, purtroppo!