OMELIA
XXIV Domenica del tempo ordinario
Andria, Chiesa Cattedrale, 13 settembre 2020
Letture:
Sir 27, 33 – 28, 9
Sal 102
Rm 14,7-9
Mt 18,21-35
La Parola di Dio di questa domenica ci chiede di fermarci a meditare, continuando la riflessione di domenica scorsa, su un tema tanto importante, oltre che difficile: il perdono. Ma perché la nostra riflessione possa essere corretta senza cadere nel dire cose scontate, dobbiamo iniziare col contemplare con stupore sempre rinnovato il mistero del perdono di Dio, solo così noi possiamo fare qualche discorso sensato sul perdono tra di noi.
Il perdono di Dio, dunque, innanzi tutto. Ed è bene dirci subito che ogni discorso sul perdono di Dio rischia di dire parole scontate. Se vogliamo evitare tutto questo, quando parliamo del perdono di Dio dobbiamo fare una cosa sola: metterci davanti a Gesù crocifisso, quello è il perdono di Dio. Il nostro peccato, i peccati di tutti noi sono stati perdonati, perché Gesù, il Figlio di Dio, è morto in croce per noi. Dio nel suo perdono è stato senza misura, i nostri peccati sono stati tutti pagati a caro prezzo dal sangue di Gesù in croce. È questo il senso della pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato, che tra l’altro è stata anche ben preparata dalla prima lettura, molto bella e semplice in cui si parla di rancore, di odio, di collera.
Nella pagina del Vangelo: Gesù racconta una parabola e, come sempre, le parabole sono dei modi abbastanza concreti, immediati, per dire grandi verità, solo chi non vuol capire non capisce! Non a caso Gesù le concludeva con questa frase: “Chi ha orecchi da intendere intende”, cioè chi vuol capire capisce, chi non vuol capire glielo posso dire pure mille volte e in mille modi, ma il discorso è chiuso in partenza. Ora – dicevo – attraverso questa parabola Gesù ci insegna il perdono di Dio e, per riflesso, il perdono nostro.
Il perdono di Dio, innanzitutto. La prima situazione ci parla un servo che doveva al padrone diecimila talenti, parliamo di debiti. Stando alle monete del tempo di Gesù questa sarebbe una somma immensa, un debito molto consistente. Il servo non poteva restituire, era in difficoltà. Va a chiedere pietà, si butta a terra e chiede pietà. Il padrone, infatti, in un primo tempo aveva dato ordine, come si usava a quel tempo, che fosse venduto lui con la moglie, con i figli. Ma questo servo osa tentare un’impresa impossibile: Supplica il suo padrone: “Signore, abbi pazienza con me e ti rifonderò ogni cosa”. La richiesta chiede di rinviare, ma la risposta sorprende il servo e noi, ci stupisce. Dice la parabola: glielo condonò. È fin troppo chiaro che il padrone della parabola è l’immagine di Dio, perché lui così fa con noi, il suo perdono è tutto qui. Noi mai e poi mai potremmo saldare il conto con Dio, saremmo in debito perenne e allora Dio, che è Padre, ci dice: “Va bene, basta! Tutti i peccati che avete fatto e che fate li pagherà mio Figlio per voi”.
Ditemi voi se questo Padre davvero non è un pazzo. Ecco, Dio è così: pazzo d’amore per noi. Noi abbiamo un grande sacramento proprio per avere il perdono di Dio: la confessione. Dice il precetto della Chiesa che dovremmo celebrarlo almeno una volta in un anno; molti di noi lo fanno anche più spesso di una volta l’anno e allora proviamo a pensare quante volte Dio ci ha perdonato, quanta pazienza ha Dio con me! Veramente l’amore di Dio ci sorprende, ci stupisce. Come si fa ad amare così? Solo Dio lo può fare.
Però, ecco la seconda parte del Vangelo, la seconda situazione, quel servo che aveva ricevuto il debito condonato, siccome ha ricevuto un dono così grande, noi immaginiamo che è diventato più buono, che è pronto a dare quello che ha ricevuto. Invece non è così. Un altro servo come lui, continua la parabola di Gesù,… Già la situazione è diversa: Prima c’erano il padrone e il servo, Dio e noi; la seconda situazione, invece ci presenta un altro servo come lui, un povero disgraziato come lo era lui. Un altro servo come lui che aveva un debito, ma non più diecimila talenti, si tratta di pochi spiccioli, cento denari. Lo afferra per la gola, quasi lo soffoca e gli dice di pagare quel che deve. Ma come si fa? Il padrone ti ha condonato diecimila talenti e tu stai a fare tante storie per due spiccioli. Ecco, il primo servo siamo noi di fronte ai nostri fratelli, perché tante volte facciamo proprio così: chiediamo il perdono a Dio, lo riceviamo attraverso il sacramento, ma poi non siamo capaci di perdonarci gli uni gli altri, stiamo a fare tante storie…Ci riempiamo di ragioni, però tutte le nostre ragioni di fronte al Vangelo cadono come cenere, come polvere. Che ragioni possiamo avere noi per comportarci così? Nessuna. E soprattutto che ragioni abbiamo noi da presentare poi al Padre?
Allora la pagina del Vangelo da una parte ci lascia pieni di stupore, di meraviglia per il perdono sovrabbondante, straordinario di Dio, ma dall’altra parte ci fa dire: “Quanto siamo sciagurati noi, visto che di questo perdono non riusciamo a farne tesoro!” E allora la pagina del Vangelo si chiude con una minaccia: “Così il Padre vostro celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello”. Fino a che io non ho perdonato un fratello, una sorella, un amico, un padre, una madre, un figlio, un amico, fino a che non ho perdonato di cuore, io non posso stare al cospetto di Dio. E poi non ci sfugga quell’inciso del testo: “Se non perdonerete di cuore…”, che è tutt’altra cosa.
Che il Signore abbia pietà di noi, perché arriverà il momento in cui dobbiamo andare al cospetto suo a chiedere perdono per entrare… Il Signore che dirà? “Amico mio, tu sei stato dieci anni, venti anni senza parlarti con tuo fratello, come ti presenti a questa porta? Che vuoi? Non ti conosco”. C’è da tremare! Che Dio ci perdoni su queste cose! Guardate, qui col Vangelo non si scherza. Che Dio ci perdoni, altrimenti qua non si salva nessuno. Purtroppo noi di certi comportamenti non ci vergogniamo nemmeno, veniamo davanti all’altare, cantiamo, facciamo tutte le nostre belle liturgie, però nel cuore abbiamo rancori, risentimenti…Ma Gesù in croce lo guardiamo? Gesù è in silenzio, non risponde agli oltraggi.
Ecco, andiamo dunque all’altare quest’oggi e chiediamo al Signore che ci aiuti a prendere coscienza di tanti comportamenti che sono proprio l’opposto del Vangelo. Che il Signore ci aiuti!