Omelia Veglia di Pentecoste

18-05-2024

Carissimi Fratelli e sorelle,
nella liturgia della Parola abbiamo ascoltato un passo degli Atti degli Apostoli nel quale si parla della conversione di un “ministro dell’economia”, un funzionario della regina di Etiopia. Il racconto è iniziato col ricordarci che lo Spirito dice a Filippo delle parole che sono tutto un programma: “Alzati e va”. La vocazione della Chiesa, la nostra vocazione è evangelizzare; ed è anche la più grande sua consolazione: evangelizzare.

Ma come si comincia questa impresa? “Alzati e va’”: Non dice: “Rimani seduta, tranquilla, a casa tua”. No! La Chiesa, sempre per essere fedele al Signore, deve essere in piedi e in cammino: “Alzati e va”. Infatti, una Chiesa che non si alza, che non è in cammino, si ammala e finisce chiusa in sé stessa con tanti traumi psicologici e spirituali, chiusa nel piccolo mondo delle chiacchiere, delle buone e sante abitudini, talvolta dei pettegolezzi stupidi dei nostri ambienti, chiusa, senza orizzonti. L’invito invece è chiaro: Alzati e va’: in piedi e in cammino.

Poi, continuando nel racconto emerge una seconda parola. Lo Spirito infatti invita Filippo ad accostarsi al carro del funzionario che era un proselito giudeo. Dall’Etiopia era venuto a Gerusalemme ad adorare Dio. Il testo ci dice che il suo cuore era inquieto perché leggeva le Scritture mentre andava sul carro, ma non le comprendeva. E notiamo con stupore che la prima cosa che lo Spirito dice a Filippo non è: predica a lui, ma…: accostati, ascolta.

Ecco allora l’altra parola chiave, il secondo passo che lo Spirito ci sta chiedendo di fare: quello di essere Chiesa che sa ascoltare, essere Chiesa che sa che in ogni cuore c’è un’inquietudine: tutti gli uomini, tutte le donne hanno un’inquietudine nel cuore, buona o brutta, ma c’è l’inquietudine. Ascolta quell’inquietudine. Bisogna ascoltare, cosa sente la gente, cosa sente il cuore di questa gente, cosa pensa. Anche se talvolta pensa cose sbagliate, occorre capire bene dove è l’inquietudine. Infatti tutti abbiamo l’inquietudine dentro e la Chiesa, prima ancora di annunciare deve imparare ad ascoltare e decifrare l’inquietudine della gente, l’inquietudine di ogni uomo.

Una dinamica ben raccontata nel nostro brano in cui si legge che il funzionario, avvicinato da Filippo, ha avuto l’ispirazione di fare una domanda: “Ma dimmi, questo passo del profeta Isaia di che persona parla?” E lo ha fatto salire sul carro. E Filippo solo allora incominciò a predicare, a spiegare con mitezza. E quella inquietudine trovava così una spiegazione che riempiva di speranza quel cuore in ricerca.

Tutto ciò è stato possibile perché Filippo si è alzato, si è accostato e ha ascoltato. Ecco dunque delineata la metodologia della missione: accostarci ad ogni uomo, ascoltare, conoscere l’inquietudine della nostra gente, non avere fretta di parlare noi per essere ascoltati.

E vorrei sottolineare, infine, una terza parola, ed è gioia. Filippo parlava, quel ministro ascoltava e lo Spirito, lavorava dentro il suo cuore; il Signore lavorava lì. Ascoltava e ha capito che quella profezia riguardava Gesù e questa fede in Gesù è cresciuta in lui al punto che, arrivati vicino all’acqua, è stato lui a chiedere il battesimo, perché lo Spirito aveva lavorato nel cuore. Quindi lasciamo lavorare lo Spirito nel cuore della gente, liberiamoci dalla schiavitù della fretta e dalla pretesa di voler fare tutto noi.

Ed ecco l’importante ed inaspettato finale: dopo aver battezzato il funzionario, Filippo venne condotto dallo Spirito da un’altra parte, ad Azoto, e il funzionario pieno di gioia, proseguiva la sua strada. Raccogliamo dunque e portiamo nel cuore la terza parola: La gioia del cristiano.

Con la luce dello Spirito comprendiamo ancora una volta che la nostra deve essere innanzitutto una Chiesa in piedi, che esce: “Alzati e va!”; deve essere una Chiesa sorella, madre, che ascolta per scoprire e decifrare l’inquietudine; e con la grazia dello Spirito Santo, con il Signore che è lì che conferma la parola con i segni, trova la parola da dire. E infine ricordiamo che siamo chiamati ad essere una Chiesa madre che dà alla luce tanti figli con un metodo che non è e non sarà mai puro proselitismo, come ci dice sempre il Papa, ma una Chiesa che instancabilmente dice ad ogni uomo che incontra sulla sua strada: Gioisci! Perché Dio è pazzo d’amore per te e desidera una sola cosa: vederti felice.