OMELIA
Solennità di Tutti i Santi
Andria, 1° novembre 2021
Letture:
Ap 7,2-4.9-14
Sal 23
1Gv 3,1-3
Mt 5,1-12a
Carissimi fratelli e sorelle,
Oggi noi siamo invitati a innalzare lo sguardo, non tanto per guardare il cielo, ma per ricordarci che abbiamo una patria: la nostra meta, il nostro destino. Quando pensiamo alla santità noi pensiamo subito a qualcosa di eccezionale, di troppo diverso da tutto il resto; quando pensiamo ai santi, pensiamo a delle figure particolarmente eccezionali che sono disseminate qua e là lungo i secoli della storia cristiana, dagli inizi fino ad oggi, grandi figure, grandi Santi, pensiamo per esempio ad un uomo del calibro di san Francesco d’Assisi o il nostro protettore San Riccardo o alcune grandi figure di santità dei nostri tempi, come Papa Giovanni, Padre Pio, Madre Teresa…uomini grandi, certamente eccezionali. Però c’è un rischio in tutto ciò: noi siamo portati a dire: “Ah, beati loro, però non è per me!”. Non è per noi! I Santi sono persone troppo diverse da tutti gli altri e noi diciamo con quel tanto di rassegnazione: “Non saremo mai a quell’altezza!”, ci convinciamo che la vita cristiana è fatta a vari livelli: c’è il livello dalla santità che appartiene ad alcuni e poi c’è il livello della mediocrità che appartiene a tutti.
La prima lettura di oggi contesta questo modo di pensare, perché ci dice delle cose interessanti: i Santi non sono solo quelli che numericamente noi siamo abituati a considerare aiutati dallo scorrere del tempo nel calendario e così ogni giorno ha il suo santo o i suoi santi, poi li mettiamo insieme e 365 sono i giorni, uno o due santi al giorno, alla fine che possiamo raggiungere qualche migliaio. La pagina dell’Apocalisse ci ha detto che apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare: questa è una notizia che ci mette tanta gioia nel cuore, perché se si tratta di una moltitudine immensa, allora vuol dire che i santi – grazie a Dio dobbiamo dire, meno male – sono molti di più, moltissimi di più, infinitamente di più di quelli riportati dal calendario e non sono soltanto quelle figure che il calendario ci porta; i Santi sono moltitudine immensa, anche perché a volte sono pure anonimi, cioè confusi, né riconosciuti né riconoscibili, ma sono Santi.
Allora questo vuol dire che dobbiamo correggere un po’ la nostra idea della santità. Che cosa vuol dire essere Santi? Fare le grazie, fare i miracoli? No! Non è quella la santità! La santità è l’impegno quotidiano di rispondere alla parola di Dio, di vivere la nostra condizione di figli di Dio, questa è la santità e a questa santità, dunque ci dobbiamo convincere, aiutati dalla liturgia di oggi, siamo chiamati tutti. Se siamo stati battezzati è perché siamo chiamati alla santità; il battesimo per noi è il dono della santità; crescendo ci responsabilizziamo e pian piano cerchiamo di attuarlo questo dono. Quando c’è un è un battesimo, si compie un rito molto significativo, sempre nell’ambito dei simboli: al bambino, che è stato battezzato, viene messa una vestina bianca e il sacerdote, mentre si mette questa veste, dice così: “Questa veste bianca è il segno della tua nuova dignità. Porta questa veste sempre senza macchia per la vita eterna”. Ecco qual è la santità: quella veste bianca del battesimo, è quello il segno della santità. Ma capita che quella veste si sporca a causa del peccato, della fragilità, della miseria della nostra vita umana… Quella veste si sporca! Siamo condannati per sempre a restare con l’abito sporco addosso? No! Il Signore ci ha dato i mezzi di grazia per tornare infinite volte all’innocenza battesimale. Ed ecco i sacramenti: l’Eucaristia, la confessione, l’unzione dei malati per gli ammalati gravi e via di questo passo.
I sacramenti sono i mezzi concreti, praticabili che Dio ci dà, perché noi possiamo vivere da Santi, per vivere da figli di Dio. Stiamo attenti! È Dio che è miracoloso, tutto il resto sono solo mezzi, strumenti e tutto resta nell’ambito di un approccio di fede, altrimenti cadiamo nell’adorazione degli idoli; non è che una statua è più miracolosa delle altre, assolutamente! Se pensiamo così, cadiamo nel paganesimo e fanno bene poi i protestanti quando ci rimproverano di certe cose, perché noi cattolici certe volte esageriamo in questo tipo di culto. È sbagliato! È Dio che ci salva! È Dio che, se vuole e quando vuole, compie dei prodigi, non sono i santi! Noi dobbiamo andare dai Santi per chiedere la loro intercessione, il loro aiuto, perché possiamo diventare Santi pure noi, non dobbiamo chiedere solo grazie terrene, dobbiamo chiedere ai santi, nostri fratelli che ci hanno preceduto, uno stimolo, un aiuto, perché pure noi diventiamo Santi, cioè perché pure noi possiamo vivere il Vangelo come regola di vita. I veri miracoli che da santi noi dobbiamo compiere sono i miracoli della fedeltà al Vangelo e dunque per fare queste cose non c’è bisogno di stare nelle nicchie, belle statue… No! Non dobbiamo essere belle statue! Dobbiamo essere persone concrete che, nella concretezza della propria vita, si sforzano, anche se non sempre ci riescono, di seguire la parola del Signore lungo un itinerario che è a noi oggi ben tracciato dalla pagina del Vangelo, le Beatitudini: beati, beati, beati… Essere Santi vuol dire prendere le beatitudini e fare di esse la regola, il tracciato della nostra vita. Beati noi, beati noi veramente, se comprenderemo la lezione della santità e se riusciremo nella giornata di oggi, sedendo alla mensa del Signore, a far rinascere in noi il desiderio della santità.