Omelia III Domenica di Quaresima anno A

12-03-2023

Letture:
Es 17,3-7
Sal 94
Rm 5,1-2.5-8
Gv 4,5-42

Oggi la liturgia è tutta disegnata intorno all’immagine dell’acqua viva, l’acqua che dà la vita. Nella prima lettura infatti abbiamo ascoltato il racconto della storia del popolo d’Israele che viene liberato dall’Egitto attraverso l’intervento prodigioso di Dio che manda Mosè per condurlo alla liberazione, dopo aver attraversato il deserto. E proprio attraversando il deserto, il popolo fa l’esperienza dell’arsura, un’arsura così terribile che addirittura si rivolta contro Mosè e, in definitiva, contro Dio. Rimproverano infatti a Mosè: “Ma perché ci hai fatti uscire dall’Egitto, per farci morire nel deserto?”. Provocato dalle mormorazioni del popolo, Mosè prega il Signore, che in risposta gli offre la possibilità di compiere un prodigio: “Prendi un bastone, percuoti una roccia e vedrai che scaturirà una sorgente, così gli ebrei potranno dissetarsi e continuare il cammino. Però – dice Dio a Mosè –non devono sempre lamentarsi. Si devono fidare”. Infatti non era pensabile che Dio, dopo averli liberati, li avrebbe fatti morire nel deserto.

Poi nel vangelo abbiamo ascoltato il racconto di Gesù che vicino ad un pozzo incontra una donna, la samaritana. Oggi, a distanza di oltre duemila anni, quel pozzo c’è ancora, c’è ancora un’acqua freschissima che disseta i passanti. Dunque per un popolo che di deserto ne sapeva qualcosa i pozzi erano la vita, erano tutto e tutta la vita di un villaggio era ed è ancora, a volte, scandita dal ritmo dell’acqua: si va a prendere l’acqua, si torna, si fanno le faccende, poi si va di nuovo. Gesù, lungo i suoi viaggi, arriva a questo pozzo, è mezzogiorno, è stanco, vorrebbe dissetarsi, manda i discepoli in paese a fare rifornimenti e Lui resta solo. Arriva questa donna e c’è l’incontro.

Certamente la donna rimane un po’ imbarazzata quando Gesù le chiede da bere. E chiede: “Ma come mai tu che sei giudeo chiedi da bere a me che sono una samaritana?!”. Giudei a e samaritani – commenta san Giovanni – erano in eterna lite, figuriamoci se un giudeo chiedeva l’acqua ad una samaritana! Gesù, nel modo di rispondere, invece, apre un dialogo: “Se tu conoscessi chi è colui che ti chiede da bere, tu chiederesti l’acqua a Lui”. La donna non capisce e per un po’ il dialogo va a vanti con Gesù che parla di acqua viva e la donna che continua a non capire: “Ma come?! Tu mi devi dare l’acqua? E dove la prendi? Non hai da attingere”. E Gesù dice: “Chi beve quest’acqua, l’acqua del pozzo, dopo un po’, ha sete di nuovo. L’acqua che io darò è un’acqua che zampilla per la vita eterna”.  E la donna che continua a non capire: “Signore, allora dammi sempre di quest’acqua, così non sono più costretta a venire qui”.

Allora Gesù fa un passo avanti nel dialogo e apre un varco sulla storia di questa donna, non era per niente una storia limpida: “Vai a chiamare tuo marito”. “Non ho marito”, risponde la donna. E Gesù: “Hai detto bene perché ne hai avuti quattro e l’uomo con cui stai non è nemmeno tuo marito”. La donna si sente quasi messa a nudo da Gesù: “Come fai a sapere tutto questo? Allora sei un profeta?! Visto che sei un profeta, spiegami un po’ la storia del tempio. I giudei dicono che bisogna andare a Gerusalemme, i samaritani dicono che bisogna andare su un altro monte. Dov’è che bisogna adorare Dio?”.

“No – dice Gesù – non è questione di luogo. Chi vuole adorare Dio lo deve adorare in spirito e verità”. Sono io il tempio, voleva dire Gesù; chi vuole adorare Dio deve incontrare Gesù, è Lui la verità. La donna continua a non capire. Comunque lascia la brocca e corre in paese a dire ai suoi paesani: “Ho travato uno che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che non sia forse il Messia?!”. E i samaritani, spinti da questa donna, vanno da Gesù. Tutta la riflessione di oggi è capire e andare dentro l’immagine: che cos’è la salvezza? Lì il vero pozzo non era quello di Giacobbe, il vero pozzo era Gesù e l’acqua vera non è l’acqua del pozzo, ma la parola di Gesù, quell’acqua che tu ascolti e ti disseta, ti mette pace dentro, fa luce nella tua vita, in tutto quello che sei, che fai e che devi fare. Ma questo la donna in quel momento non l’ha capito.

Noi adesso lo possiamo capire? Certo che lo possiamo capire! Perché ormai tutto è successo e il mistero dell’acqua è stato poi definitivamente celebrato da Gesù attraverso il mistero della croce. Quando gli trafissero il costato, ricordate, le ultime gocce d’acqua scaturirono dal suo cuore insieme al sangue. Gesù è l’acqua viva per noi, è Colui che ci dà la salvezza, è Colui che dà senso alla nostra vita, dà senso ai nostri passi, ai nostri bisogni, alla nostra ricerca, ai nostri sogni, alle nostre delusioni, alle nostre gioie, è Lui che dà senso a tutto, è Lui che conduce la nostra storia.

Allora, fratelli carissimi, il punto d’arrivo della nostra riflessione qual è? Accostiamoci a questo pozzo, dissetiamoci con quest’acqua viva, cerchiamola, facciamo in modo che quest’acqua non ci manchi mai, l’acqua della vita, la Parola di Dio, i Sacramenti. Non andiamo a dissetarci ad altre sorgenti che forse ci illudono nel darci un’acqua più gustosa, ma che ci rovina, perché è acqua avvelenata. Quante agenzie, quanti pulpiti oggi predicano verità strane, decisamente diverse dalla verità del vangelo e noi tante volte andiamo a questi pozzi e beviamo a pieni sorsi senza renderci conto che ci roviniamo.

La liturgia di questa terza domenica di Quaresima ci vuole aiutare, invece, a rimetterci in cammino per andare da Gesù, è Lui e solo Lui che ci dà la vera acqua, che ci salva.