OMELIA
I Domenica di Quaresima
Andria, 21 febbraio 2021
Letture:
Gen 9,8-15
Sal 24
1Pt 3,18-22
Mc 1,12-15
Carissimi fratelli e sorelle,
Siamo alla prima domenica di Quaresima, un tempo molto particolare della nostra vita, in linguaggio liturgico lo chiamiamo un “tempo forte”. Tutti avvertiamo, mentre scorre la vita di sempre, la nostalgia di un’innocenza perduta, una sensazione di stanchezza, di insoddisfazione. Questo modo di vivere nella incompiutezza, diciamolo pure, nel male, nel peccato ci rovina, ci distrugge, ci fa perdere proprio il gusto della vita, il senso del futuro. E non si tratta soltanto del futuro terreno, ma soprattutto del futuro pieno che è dopo, quando sarà spenta la scena di questo mondo, giacché tutto passa, come ci è stato ricordato nel giorno delle Ceneri.
Siamo dunque alla prima tappa di un cammino nel quale siamo impegnati a “mettere ben a fuoco” che cosa ci chiede il Signore. Sì, la Quaresima è un cammino nel quale ci sarà detto, tappa dopo tappa, la direzione da prendere, correggendo quella che stiamo seguendo. Immaginiamo che noi in questo momento, all’inizio di un viaggio, stiamo consultando una carta geografica e ci facciamo queste domande: “Dove dobbiamo andare? Qual è la strada? Quali attenzioni dobbiamo avere? Quali correzioni di rotta dobbiamo fare?”. Ecco, sono tutti pensieri che ci ritroviamo dentro il cuore, che ci scoppiano dentro all’inizio della Quaresima. Vedete, questi pensieri scoppiavano anche nel cuore del nostro Gesù, come abbiamo letto nel Vangelo: è il racconto della tentazione.
Abbiamo letto il Vangelo di Marco che su questo tema della tentazione è molto sobrio, non si dilunga nei particolari, come invece fanno i testi di Matteo e di Luca, dove si fa riferimento alle tre tentazioni. Marco invece, nel racconto che abbiamo letto oggi, dice molto brevemente: in quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto ed egli vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano. Tutto qui! Pochissime parole per annunciare una realtà: Gesù ha cominciato la sua vita pubblica, il suo ministero vivendo un tempo particolare: Quaranta giorni nel deserto. Questa cifra ha un grande valore simbolico: il pio Israelita, infatti, tutte le volte che ritrova nelle pagine bibliche il numero quaranta, pensa subito ai quarant’anni trascorsi nel deserto tra mille pericoli, mille tentazioni, mille cadute e infedeltà e alla ricerca della terra promessa.
Allora guardiamo con particolare attenzione Gesù che, prima di incominciare la sua missione. si concede un tempo particolare di riflessione e di preghiera nel deserto. Che, nella Bibbia è un luogo che ha valore di incontro con Dio, è l’uomo che torna all’essenzialità della sua vita, che si sforza di capire, caso mai le ha smarrite, quali sono le cose che contano nella vita e quelle che non servono. Deserto vuol dire ritrovata essenzialità. Diciamolo pure, noi viviamo un’esistenza nella quale spesso ci capita di impelagarci in una miriade di cose che non servono a niente ma che appesantiscono la vita; è come quando uno vuole fare una scalata, deve avere certo un’attrezzatura adatta, ma per fare una scalata non si possono portare dietro una cucina, un frigorifero pieno di leccornie, il televisore perché poi si perde la partita… No. Se deve raggiungere la vetta, deve lasciare tante cose, non si può appesantire in quel modo. La vetta chiede scelte coraggiose, chiede fatica, impegno, rinunce, per ritornare all’essenziale della vita.
Di quale vetta parliamo? La vetta della vita cristiana è la scelta di Cristo, le scelte di fede. La Quaresima ci ricorda che se noi vogliamo dirci cristiani dobbiamo davvero essere capaci di fare dei distacchi, delle rinunce, lasciare tutto ciò che non serve, che ci fa perdere di vista ciò che invece serve davvero, prima di ogni altra cosa: la parola di Dio, la grazia, la fede, la luce, l’amore, questi sono i grandi valori della vita.
La Quaresima è un tempo in cui noi prima di tutto dobbiamo sentirci chiamati da Gesù che ci dice: “Vieni un po’ con me nel deserto. Lascia tutto per favore, ho da dirti delle cose importanti. Lascia! Vieni con me!”. La Quaresima è il tempo del deserto, è il tempo in cui noi dobbiamo recuperare il gusto, il sapore delle cose essenziali e cominciare a fare anche le dovute distinzioni: questo serve, questo serve un po’, questo non serve per niente, anzi mi rovina e quindi lo lascio, lo metto da parte. La conversione è questo, la Quaresima non significa fare dei riti o osservare usanze particolari, ma significa correggerci in tutto ciò che è contrario alla nostra fede e questo non è facile; ecco allora il tema della tentazione.
Non è facile, non ci illudiamo, essere cristiani è un’impresa, è una vetta da scalare non solo in termini di rinuncia, ma di fatica, di sudore, di cadute, di ferite. Gesù che va nel deserto ci aiuta a comprendere questa esigenza. Va nel deserto, ma per la verità non sceglie lui di andarci. San Marco ci rivela un particolare interessante: lo Spirito “sospinse” Gesù nel deserto. Proviamo a pensare: Perché questo? Perché Gesù, appena ricevuto il battesimo, cominciava la sua missione ed era tentato di dedicarsi a compiere non una missione di purificazione e di conversione universale, ma una missione per il suo successo personale.
Gesù ha scelto un’altra strada, però era tentato, Gesù è stato tentato da satana di prendere la facile via del successo. Questo vuol dire che quando siamo tentati noi non dobbiamo fare tante storie oppure chiedere al Signore un trattamento particolare; è stato tentato Gesù, quindi la tentazione si supera, si vince. Come? Lottando, prima di tutto con le resistenze interiori: “Ma chi me lo fa fare; non ce la farò mai; solo io, gli altri non fanno mai niente; proprio io devo cambiare il mondo? Ma che mi importa…”, queste sono le vere tentazioni e poi ci sono le difficoltà esterne, di chi ci vede e dice: “Ma quello chi si crede di essere. Ma che vuole fare: Lui è…”. Allora noi molliamo la presa e ci lasciamo trascinare dalla corrente.
Nel tempo di Quaresima dobbiamo invece recuperare la voglia di lottare per il Vangelo, per il bene, per la verità, pronti ad incassare anche qualche sconfitta per le nostre miserie, le nostre fragilità, pronti a leccarci anche qualche ferita perché chi segue il Signore e chi vuole fare veramente il cristiano deve sapere che non fa una comoda passeggiata, ma realizza un’avventura faticosa, dura.
La Pasqua che è davanti a noi è la garanzia che questa è una lotta che Gesù ha già vinto per tutti noi.