Omelia Festa della Sacra Spina della corona di Nostro Signore Gesù Cristo

19-02-2021

OMELIA
Festa della Sacra Spina
della corona di Nostro Signore Gesù Cristo
Andria, 19 febbraio 2021

Carissimi fratelli e sorelle, carissimi confratelli,
nel mentre oggi stiamo provando a mettere insieme i primi passi del cammino quaresimale, la Parola di Dio che ci è stata proposta nella festa liturgica della Sacra Spina, ci viene incontro con due pagine molto intense che ci aiutano a far tesoro della presenza qui in Andria di questa preziosa reliquia.
Innanzitutto la prima lettera dell’apostolo Pietro, ricorda a noi cristiani di questo tempo così particolare che viviamo in un mondo che se pure conserva tanti simboli e tradizioni cristiane, come questa che stiamo vivendo noi insieme stasera, si caratterizza sempre più come un mondo in cui il Vangelo è ancora disatteso, addirittura completamente sconosciuto a tanti, ci ricorda, dicevo, qual è la nostra vocazione, in quanto popolo di Dio che segue la via del vangelo.
Ebbene, ci ha detto l’apostolo Pietro che noi siamo chiamati a questo: sopportare con pazienza la sofferenza che viene dal fatto che facciamo il bene. E ci viene presentato Gesù con il suo esempio di vita: Egli non commise peccato, non si trovò inganno sulla sua bocca, oltraggiato non rispondeva con oltraggi e soffrendo non minacciava vendetta. Sì, imparando da Gesù nostro Signore, facciamo il bene, per scelta di vita, per impegno preso, per coerenza con quello che diciamo di essere. Facciamolo soprattutto in questo tempo così particolare che il Signore ci sta chiedendo di vivere, a causa della pandemia che ci sta facendo vivere giorni di intensa preoccupazione e perfino di paura. Facciamo il bene soprattutto per sconfiggere le trame del male che in tante forme si espande e provoca dolore e sofferenza a tanti uomini e donne.
Ma comprendiamo subito che “fare il bene” è una espressione così generica che alla fine può voler dire tutto e dire niente: E allora ci soccorre il brano del vangelo che ci è stato proclamato, tratto dal racconto lasciatoci dell’evangelista Giovanni, ove abbiamo ascoltato alcune fasi della passione di Gesù, in particolare il processo subito dal Signore davanti a Pilato. Il quadro che ci viene presentato è quello di Gesù che dopo aver fatto tanto bene e solo bene a tutti, viene condotto dalla folla al giudizio di Pilato, dopo che uno dei suoi, Giuda, lo aveva consegnato alle autorità, vendendolo per trenta denari. Sì, aveva fatto solo bene, tanto bene: malati guariti da ogni sorta di infermità, morti richiamati in vita, folle sfamate con abbondanza… eppure in quel processo-farsa davanti a Pilato la folla chiedeva la sua morte, addirittura preferendolo a Barabba.
E l’accusa riguardava il fatto che si era dichiarato “Figlio di Dio”. E, visto che si proclamava re, ecco che come tutti i re che si rispettano, viene incoronato. Ma, come ben sappiamo, non si trattava di una corona d’oro, bensì in una corona di spine. E le spine, pungono, fanno male, fanno sanguinare. Ecco allora che comprendiamo il senso dell’esortazione che ci ha fatto san Pietro: Siete chiamati a sopportare con pazienza la sofferenza facendo il bene. E lui stesso, Gesù ci fa vedere come si fa.
Ma un disegno misterioso della storia ha voluto che una spina di quella corona che cinse il capo di Gesù sofferente giungesse per le più impensate vie della provvidenza a diventare vero gioiello che rende preziosa la nostra chiesa. Perciò, non dimentichiamo mai, carissimi, che come Chiesa noi abbiamo perciò una vocazione particolare: quella di mostrare come si fa ad accettare la sofferenza facendo il bene resistendo con tutte le forze alla tentazione di inseguire sogni di grandezza e di gloria. Gioiello che certo la impreziosisce la nostra chiesa, del quale tutti mentre siamo fieri ed orgogliosi, ci riteniamo fortunati custodi. Ma non possiamo e non dobbiamo dimenticare nemmeno per un attimo, carissimi, che più che una fortuna, si tratta di una vocazione e perciò di una consegna, quella che Gesù ha fatto e fa alla nostra chiesa, lasciandoci questo prezioso gioiello: la consegna a saper soffrire per i fratelli, operando il bene, sempre e comunque. Sì la consegna a fare solo e sempre il bene, imparando ogni giorno di più a sopportare ingratitudine, indifferenza, se non addirittura cattiveria e volgarità.
Sì, la nostra chiesa, la nostra città ha bisogno di cristiani, a cominciare dai ministri ordinati, che scelgono di fare il bene, in tutte le sue modulazioni e le sue forme, pronti sempre a saperci misurare con la sofferenza che viene dall’aver fatto la scelta del bene. Senza farci divorare da rimpianti e pentimenti, senza farci nemmeno sfiorare dal dubbio: Ma chi me la fa fare…tanto non serve a niente! Gesù non ha ragionato così, è andato fino in fondo, accettando in pieno il destino della croce, del dolore.
E, occorre ricordarcelo, la scelta del bene ci è chiesta come segno di fedeltà alla nostra identità cristiana. Siamo cristiani non perché siamo fedeli alle tradizioni e alle usanze che da secoli si vivono nella nostra città. Siamo cristiani perché come Cristo abbiamo scelto di dedicarci, da buoni samaritani dei tanti sofferenti che incontriamo nello scorrere della nostra più ordinaria quotidianità, spendendoci con dedizione fino al sacrificio, per aiutare a sconfiggere il male in tutte le sue forme, quel male che distrugge l’uomo e lo rende infelice. E mettiamo nel conto, senza far troppi drammi, che questa scelta di vita ci consegna a sopportare mortificazioni, sofferenze, umiliazioni, incomprensioni. Se scegliamo di fare il bene sempre non è perché ci aspettiamo vittorie e successi, ma perché vogliamo veramente gloriarci del nome cristiano, e andare fino in fondo, senza rimpianti e patteggiamenti col male che si manifesta in mille forme e si rigenera sempre in forme inedite, esercitando attrattive sempre nuove.
Noi Chiesa di Andria dobbiamo identificarci come popolo della sacra Spina, popolo che si impegna e si mette in gioco ogni giorno di più per la vittoria del bene, che poi è la vittoria dell’amore, come è stato per Cristo, nostro Signore crocifisso e risorto.
E con questi santi propositi, allora, prendiamo il passo giusto per compiere insieme, facendo quasi a gara a chi fa di più e meglio, il cammino della santa Quaresima.
Amen!