OMELIA
Domenica di Pentecoste
Andria, 23 maggio 2021
Letture:
At 2,1-11
Sal 103
Gal 5,16-25
Gv 15,26-27;16, 12-15
La solennità della Pentecoste è il compimento della Pasqua; quella che ci è stata raccontata nella prima lettura non è la prima manifestazione dello Spirito. Lo Spirito Santo è il dono di Gesù che muore e che risorge, per cui l’effusione dello Spirito avviene già in occasione della morte del Signore; infatti quando il Vangelo di Giovanni racconta la morte di Gesù, lo fa proprio con queste parole: donò lo Spirito, rese lo Spirito; e così pure quando Gesù risorto appare, la sera di Pasqua, sui discepoli ancora intimoriti e increduli, egli fa un gesto, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo. Come il Padre ha mandato me, così io ora mando voi”. Dunque fin dalla morte e resurrezione di Cristo, lo Spirito è donato, è dato in pienezza.
Però siccome noi siamo uomini, abbiamo bisogno di tempo per capire le cose, qualche volta abbiamo bisogno anche di qualche momento particolarmente rumoroso per essere scossi. Ecco che, nonostante le apparizioni del Risorto, che avevano pure parlato di Spirito Santo, gli apostoli ancora non si decidevano a mettersi in cammino, a cominciare la loro missione. Ecco dunque il racconto che abbiamo ascoltato nel libro degli Atti: era il giorno di Pentecoste era un giorno particolare per gli ebrei: a Gerusalemme c’era una grande festa, tanto è vero che si trovavano – come abbiamo sentito – tanti forestieri. La festa per gli ebrei ricordava e celebrava il dono della Legge data da Dio a Mosè sul monte Sinai; era una festa che manifestava la predilezione di Dio verso il suo popolo e la legge era proprio il segno di questa predilezione.
Non è un caso allora se proprio nel giorno di Pentecoste giunge la manifestazione solenne dello Spirito Santo, è come dire che adesso c’è una nuova legge, non che la vecchia legge sia stata abolita, quella delle “tavole”, no, questo no, ma certamente con lo Spirito Santo la legge non è più su delle tavole di pietra, ma è stampata nel nostro cuore. Quando viene lo Spirito, il cristiano se fa delle cose non è perché vuole obbedire ad una legge, non è perché vuole evitare un castigo o meritare un premio. Ora il cristiano è mosso dallo Spirito, cioè è mosso da convinzioni interiori, se fa delle cose le fa perché è convinto che quelle cose sono le cose migliori per lui, se evita dei comportamenti non lo fa per paura della punizione, ma perché lo Spirito lo convince che davvero quelle cose sono un male per noi già in questa vita e poi, ancor di più, ci allontanano dalla vita eterna.
Ecco, dunque, si tratta di una nuova legge, una legge che si scrive, questa volta, nel cuore. E lo Spirito Santo giunge in maniera solenne, accompagnato da alcuni segni che hanno un grande significato nel linguaggio della Bibbia; rivediamoli brevemente: venne all’improvviso dal cielo un rombo come di vento che si abbatte gagliardo e riempì tutta la casa. Ecco il primo segno: il vento, non un venticello leggero, dolce che ti accarezza. No! Un vento che butta tutto all’aria, che spalanca le porte, che scuote il luogo dove si trovavano. Lo Spirito giunge come scuotimento verso persone che sono intorpidite in una vita cristiana pigra, indolente, nella quale non si assume mai una decisione forte.
Se ci pensiamo un attimo, carissimi, Il vento è una realtà molto misteriosa: noi il vento non lo vediamo, nessuno ha mai visto il vento, ma vediamo gli effetti del vento, li sentiamo, sentiamo una porta che sbatte, vediamo le foglie che volano, gli alberi che si piegano e da questi effetti avvertiamo la potenza del vento. Ecco, nella Chiesa è la stessa cosa: lo Spirito non lo vediamo, però vediamo gli effetti dello Spirito; se pensiamo: duemila anni di cristianesimo sono un effetto dello Spirito, se non ci fosse stato questo vento forte a guidare il popolo di Dio nella storia, da quanto tempo sarebbe finito tutto a causa delle persecuzioni e delle miserie umane che ci sono sempre state. Ecco, noi dovremmo davvero sentirci spinti, mossi dallo Spirito, non mossi dalle nostre convinzioni, dalle nostre abitudini umane.
Il secondo segno attraverso cui appare lo Spirito: apparvero loro lingue come di fuoco. Ecco il secondo segno: le lingue. Perché la lingua? La lingua è l’organo attraverso cui l’uomo parla, trasmette pensieri, trasmette il suo stato d’animo, trasmette le sue idee, le sue convinzioni. Lo Spirito Santo appare attraverso il segno delle lingue per dire agli apostoli e ai credenti: “È giunto il momento per voi di parlare”. Non esistono cristiani muti, cristiani con la lingua paralizzata; il cristiano è colui che parla e, ancor di più, dice la lettura: lingue “di fuoco”.
Ecco allora il terzo segno: il fuoco, che è forte, che brucia, che scalda, non dunque lingue piatte, addormentate, paurose, timorose.
Il vento, la lingua, il fuoco: vedete, sono tutti segni che ci aiutano a comprendere che lo Spirito Santo è una forza, è una potenza che guida la Chiesa. Se non ci fosse lo Spirito, la Chiesa sarebbe così un’associazione molto simile alle tante che ci sono, ai tanti circoli letterari, sportivi, politici che si raccolgono intorno a un leader carismatico, intorno a un’idea. La Chiesa è mossa dallo Spirito, l’anima della Chiesa è lo Spirito Santo e i frutti di questo Spirito sono i santi. Pensiamo a questi duemila anni di storia della Chiesa come ad anni ricchi di tante e belle figure di santità, di uomini che pur essendo e restando uomini di carne e ossa si sono lasciati muovere dallo Spirito e con la loro lingua di fuoco, con la loro testimonianza, hanno permesso al Vangelo di varcare tanti confini e di camminare e ancora continua tutto questo.
Allora non ci resta che chiedere al Signore insistentemente, non solo oggi ma tutti i giorni: “Signore, donaci questo Spirito; Signore, fa’ che noi non opponiamo resistenza allo Spirito Santo, ma ci lasciamo da Lui guidare, sostenere, illuminare, infuocare per testimoniare, a tutti, dovunque, la nostra fede, la nostra gioia di essere cristiani, la nostra felicità di appartenere a questa realtà così misteriosa, ma così bella che è la Chiesa”.