Omelia Celebrazione della Passione del Signore

29-03-2024

Letture:
Is 52,13-53,12
Sal 31
Eb 4,14-16; 5,7-9
Gv 18,1–19,42

Vorrei fermarmi con voi solo qualche minuto per cogliere dalla parola del Signore che ci è stata offerta questa sera qualche spunto di riflessione.

  1. Vorrei sottolineare prima di tutto una parola che pronuncia Pilato; lui in un primo momento ha tentato di sottrarre Gesù a questa condanna ingiusta, diremmo che proprio ce l’ha messa tutta, ma non ci è riuscito, perché si è trovato di fronte ad una volontà inferocita della folla sobillata dai sommi sacerdoti, dalle autorità del popolo, dalle guardie. E, ad un certo punto, malvolentieri, deve prendere una decisione che forse non avrebbe voluto mai prendere. Fa flagellare Gesù, lo fa ridurre in un ammasso, in un grumo di sangue, lo porta fuori e lo presenta alla folla con queste parole: “Ecco l’uomo”, “Ecce homo”, dicevano i nostri padri.
    Pilato non si rendeva conto che lui proclamava una verità altissima, che non valeva soltanto per quel momento, ma vale per tutti i secoli e quindi vale anche oggi: ecco l’uomo, come dire: ecco come si riduce l’uomo a causa del peccato. Gesù in quel momento ci manifesta la nostra identità, guardando Gesù presentato da Pilato è come se noi ci guardiamo in uno specchio, quello siamo noi non solo e non tanto come persone singole, certo anche quello, ma proprio come umanità sfigurata, abbrutita, inguardabile a causa del peccato; ecco l’uomo, ecco che cosa succede all’uomo, quando si allontana da suo Padre, da Dio.
    Ecco l’uomo! E poi, contemplando Gesù, noi dobbiamo pensare a tutti gli uomini che patiscono violenza ingiustamente, a tutti i sofferenti, vorrei davvero chiamare qui a parlare al posto mio tutti i sofferenti.
    Ecco l’uomo! A causa del peccato c’è il dolore, c’è la sofferenza e il più delle volte, come è capitato con Gesù, si tratta di un dolore ingiusto. “Perché a me?”, ci sentiamo dire tante volte dagli ammalati, quando li visitiamo, “Che ho fatto? Perché il Signore se la prende con me?”. È difficile spiegare. La sofferenza c’è perché c’è il peccato e ogni peccato va ad aumentare quel capitale negativo che poi si scatena, si scaraventa sugli innocenti, sui deboli. C’è la sofferenza perché c’è l’egoismo, perché c’è l’odio. Perfino Gesù dalla croce ha gridato: “Padre, perché mi hai abbandonato? Perché? Che ho fatto?”. Anche Lui non ha retto, la morsa del dolore è terribile e anche le persone più sante a volte crollano.
    Ecco l’uomo, dunque!
  1. Il secondo pensiero è ancora sulle parole di Pilato che, dopo aver presentato Gesù come uomo, lo presenta come re: “Ecco il vostro re!” e pronunciando queste parole, provoca una risposta rabbiosa, inferocita della folla: “Via, crocifiggilo”! Quella risposta della folla è ancora oggi la risposta inferocita delle forze del male che non vogliono vedere il bene, lo rifiutano, lo osteggiano, lo combattono.
    Ecco il vostro re”, dice Pilato. Anche per noi oggi lui proclama una verità altissima: Gesù dall’alto della croce regna e manifesta la vittoria dell’amore. Non ci sono altre strade per cambiare il mondo, sapete; è inutile che giriamo su tutte le carte geografiche del mondo, su tutti i libri, su tutti i computer, su tutti i sentieri dell’etere…Non perdiamo tempo; l’unica via è quella dell’amore, è quella del dono assoluto, gratuito, senza contraccambi, è quello che ci ha mostrato Gesù ieri, inchinandosi ai piedi dei suoi discepoli, l’umiltà. Ecco il vostro re! Un re crocifisso? Ma come? Un re sconfitto che non porta una bella corona d’oro con i diademi, ma che porta una corona di spine, che razza di re è?
    Ecco il vostro re! Ecco il nostro re! Chiediamoci: ci sentiamo veramente sudditi di questo re?
  1. E l’ultima parola per riflettere, questa volta è la parola di Gesù. “Tutto è compiuto”, cioè la mia vita si chiude e io, tornando al Padre, me ne vado con la certezza che tutto quello che dovevo fare l’ho fatto; tutto è compiuto, non ho scrupoli, non ho pesi sulla coscienza, quello che dovevo dire l’ho detto, tutto; quello che dovevo fare l’ho fatto, tutto; tutto è compiuto. Chissà se nella nostra vita di credenti sarà capitato almeno una sera, almeno una tra le tante in cui, andando a letto, chiudendo la giornata, abbiamo potuto dire come Gesù nella preghiera: “Padre, tutto è compiuto. tutto il bene che dovevo compiere, l’ho compiuto; tutte le parole buone che dovevo dire, le ho dette; tutti i gesti di coraggio che dovevo fare, li ho fatti…” Chissà se questa parola, almeno una volta nella nostra vita, è stata anche la nostra parola, dubito, lo dubito di me.
    Sicuramente quante volte, invece, andando a letto la sera, facendo l’esame di coscienza troviamo davvero il bilancio in rosso, come è rosso il colore dei paramenti di stasera, come è rosso il rosso del sangue, il rosso del peccato.
    Tutto è compiuto”, dice Gesù e questa sera, fra poco, quando ci recheremo a rendere omaggio al Crocifisso, vorremmo dirgli: tutto è compiuto e se non è compiuto, mentre mi inchino davanti a te, ti prometto lo compirò subito, stasera stessa; se ci sono delle pendenze ancora da compiere, mentre ci accostiamo a Gesù crocifisso, promettiamoglielo, le risolveremo. Voglia il cielo che il nostro cammino di conversione possa davvero essere un cammino nel quale, ogni giorno che passa, noi cresciamo in questa capacità di compiere la volontà del Padre, tutta intera!