Omelia Natale del Signore – Messa della Notte

24-12-2022

Letture:
Is 9,1-6
Sal 95
Tt 2,11-14
Lc 2,1-14

Penso che il modo migliore di incominciare la riflessione della notte di Natale sia quello di ripetere e di sentire come rivolte a ciascuno di noi le parole che gli angeli rivolsero ai pastori in quella santa notte: “Vi annuncio una grande gioia: oggi per voi è nato un salvatore”. Celebriamo il Natale e tutti avvertiamo una grande gioia. Ma dobbiamo dirci pure che molti avvertono e manifestano una grande gioia ma non sanno il motivo della gioia, fanno festa, fanno baccano, fanno rumore, ma non so se lo fanno per Gesù! Tanto è vero che ora, intorno all’altare, siamo in pochi, verrebbe da chiedersi: dove sono le tante persone che per buona parte della giornata hanno manifestato gioia e hanno fatto festa per le nostre strade e nelle nostre piazze?

Eppure il vero motivo della gioia natalizia è uno solo, altri motivi non ce ne sono. “Vi annuncio una grande gioia: oggi per voi è nato un salvatore”. Questo annuncio nella notte di Natale, ci ha raccontato san Luca nel brano del vangelo, fu portato ai pastori. Chissà perché l’annuncio del Salvatore ebbe questi primi fortunati destinatari! Sarebbe stato forse più opportuno portare questo annuncio ai signori della terra, a quel Cesare Augusto che aveva fatto il censimento. Le notizie importanti si portano alle persone importanti. I pastori erano gli ultimi nella gerarchia delle categorie sociali di allora. Al tempo di Gesù nella Palestina i pastori non avevano una buona considerazione, erano considerati impuri, a furia di stare sempre con le pecore, con gli animali alla fine si portavano addosso anche l’odore degli animali. Ci dicono le cronache del tempo che i pastori non venivano accettati nel tempio, nelle sinagoghe proprio perché portavano addosso quell’odore di animali che era insopportabile. E dunque erano persone, considerate un po’ come un sottoprodotto della società, gente che non conta niente, gente che non compare sui libri di storia perché non fa la storia (quella la fanno i grandi!), gente scartata.

Ebbene, non è un caso, ma tutto questo ha un grande significato: che l’annuncio del salvatore parte proprio da lì, dagli ultimi, da coloro che nessuno considera. Quelli sono i preferiti di Dio, di là comincia l’itinerario della salvezza, dai poveri, dagli ultimi, dagli esclusi. E forse per questo che noi oggi non riusciamo più a percepire l’ebbrezza dell’annuncio della salvezza perché non siamo né poveri né ultimi né esclusi, stiamo fin troppo bene, sazi nelle abbondanze che circondano la nostra vita quotidiana, sazi, sì, ma disperati. C’è il rischio che tutto quello che noi facciamo per Natale sia una bella tradizione che ci portiamo avanti ma è difficile che riusciamo a percepire veramente lo spessore, la portata salvifica.

Accogliamo perciò questo invito con la semplicità dei pastori, riconosciamo che anche se siamo ben vestiti, anche se abbiamo addosso roba firmata, di lusso, gioielli, anche se abbiamo le nostre case con tanta abbondanza sulle nostre tavole in questi giorni, riconosciamo che in fondo siamo dei poveracci che abbiamo bisogno di tutto, siamo gente la cui vita è appesa a un filo, siamo gente a cui basta poco per perdere il senso dell’esistenza.  La gioia del Natale chissà se la riusciamo a percepire in tutta la sua pienezza o se la riusciamo solo appena a sfiorare! Gli angeli dicono ai pastori: “Un bambino vi è stato donato. Oggi è nato per “voi” un salvatore”. La gioia del natale è sapere che la nostra, pure tra mille problemi, contraddizioni e guai, è una vita che Dio ha fatto sua. Dio ha sposato l’umanità. Voi immaginate uno che vede una donna brutta, sciancata, tutta storpia e se ne innamora follemente e dopo che se ne innamora quasi per un atto di magia la rende bellissima.

Questa è la storia del Natale: l’umanità abbruttita dal peccato e dal male viene amata pazzamente da Dio. É una storia d’amore: Dio s’innamora follemente di questa umanità, nonostante la sua bruttezza. Però, dopo che Dio fa sua questa sposa, la trasforma, la rende bellissima, eccezionale, stupenda. Dio si è fatto uomo – dicono i padri – perché l’uomo diventi Dio. Dio ci ha dato attraverso il Natale una dimostrazione: che vuole fare di noi degli uomini divini, quell’aspirazione profonda che l’uomo si porta da sempre, quella di essere Dio e che porta l’uomo, tante volte per un delirio di onnipotenza a fare delle sciocchezze inaudite, quell’aspirazione profonda Dio la compie e dice: “Vengo io e ti trasformo, ti faccio come me, ti rendo divino”.

Sì, cari fratelli, il Natale ci ricorda la nostra identità, viene a ricordarci il nostro vero DNA: noi siamo fatti per Dio, è inutile che vogliamo girare a vuoto, alla ricerca di false e vuote felicità, momentanee, passeggere, anche se ci riempiono di ebbrezza. Noi siamo fatti per Dio e allora troveremo la pace, la vera felicità quando ci acquieteremo in Dio. Ecco dunque, per darci questa possibilità, Dio viene in mezzo a noi: Questo è Natale, è un’opportunità che ci viene data. L’accoglieremo? Beati noi! Ce la lasceremo scivolare via? Peccato! Pazienza! Ogni anno torna Natale per dire che non si è stancato, viene comunque, poi siamo sempre noi che possiamo aprirgli la porta del cuore e accoglierlo oppure lasciarlo fuori e sperimentare ogni giorno di più la futilità di tante nostre cose.

Facciamo Natale, cari fratelli, accogliamo Gesù nella nostra vita, accogliamo Dio. Ma ricordiamo che accogliere Dio significa una cosa sola: accogliere l’altro, accogliere il fratello, accogliere il povero. Come Dio ha cominciato la sua storia di salvezza dagli ultimi, dai pastori, così noi dobbiamo cominciare la nostra storia di salvezza, accogliendoci gli uni gli altri. Sì, questa è la volontà di Dio, così si cambia la storia, cambiando il nostro cuore e rendendolo accogliente, aperto e disponibile. Il Gesù che è venuto nella storia, il Figlio di Dio ha trovato come sua culla una mangiatoia dove dovevano mangiare gli animali. Sono passati duemila anni e forse noi continuiamo ad offrirci gli uni gli altri non ricoveri accoglienti, caldi e affettuosi, ma gelide mangiatoie e forse poi questo è il motivo per cui la storia dell’umanità arranca in mezzo a tante delusioni, a tanti dolori e a tanti dispiaceri. Che il Signore ci aiuti a fare un santo e vero Natale.