Letture:
At 10,34a.37-43
Sal 117
Col 3,1-4
Gv 20,1-9
Carissimi Fratelli e sorelle,
Come sempre, ci lasciamo ora guidare dalla pagina del Vangelo per la nostra riflessione. E iniziamo col ricordare che ultimamente sono state fatte tra i cristiani molte indagini sociologiche, molti sondaggi, come si dice oggi, e tra le tante domande di questi sondaggi c’è quella che riguarda la risurrezione; è stato chiesto a tanti cristiani: “Ci credi alla risurrezione? Tu credi che Gesù è veramente risorto?”. Le risposte a questi sondaggi hanno dato qualche sorpresa, perché stranamente molti cristiani di fronte alla risurrezione sono piuttosto scettici: “Si, però… Si, ci credo, ma…”. È come se sotto sotto c’è sempre un dubbio, un punto interrogativo: ma sarà vero?
Ecco, la pagina del Vangelo ci aiuta a capire che è vero; così come è costruito il racconto, ci fa capire che i discepoli non potevano inventare la notizia della risurrezione, perché loro per primi, quando l’hanno ascoltata, non hanno creduto, hanno dovuto faticare parecchio per arrivare a convincersi. E poi noi vediamo che i primi giorni, soprattutto il giorno di Pasqua, Gesù è andato incontro ai discepoli, è apparso, si è fatto vedere; e loro, i dodici, in quel momento credevano, poi tornavano a dubitare, quindi non è mai potuto accadere che gli apostoli hanno inventato tutto, perché loro per primi sono arrivati alla fede con un loro graduale, faticoso e lento cammino.
Ora proprio loro ci guidano nel cammino di fede, perché se noi accettiamo veramente che Cristo è risorto, da questa verità ne discende tutta un’impostazione della vita; chi crede nella risurrezione vive in un modo, chi non ci crede vive in un altro modo; chi crede nella vita si impegna a favore della vita, chi crede invece che con la morte è finito tutto per Gesù, allora vuol dire che non crede alla vita, crede alla morte, è un uomo di morte, peggio per lui, poveretto, ma soprattutto diventa un uomo che non è testimone di vita, non è costruttore di vita, ma è testimone di morte.
Allora come sono andate le cose? Ecco il racconto che ci ha presentato San Giovanni, bellissimo, che vede come protagonisti tre persone; sono tre i protagonisti del vangelo di oggi, tutti e tre hanno qualcosa di interessante da raccontarci, da farci capire. Maria di Magdala (Maddalena), Giovanni e Pietro. Andiamo con ordine, vediamo un po’, prima di tutto Maria di Magdala. Questa donna nel Vangelo è importante, perché è stata trasformata dall’incontro con Gesù, era una peccatrice, eppure questa donna, quando ha incontrato Gesù, è cambiata, si è trasformata, è diventata addirittura una del gruppo dei discepoli, non è più quella di prima, diventata veramente seguace, discepola di Cristo e si è legata al Signore al punto tale che è stata lei per prima che il giorno di Pasqua, la mattina dopo il sabato, è andata al sepolcro di buon mattino, presto. Perché? Perché voleva andare a piangere il suo Gesù, non si rassegnava al pensiero che proprio Gesù che l’aveva strappata a quella vita tristissima che faceva, era morto. Proprio come capita tante volte a noi, quando abbiamo un lutto di una persona che ci è cara e non ci rassegniamo, le prime ore, i primi giorni sono terribili, si piange sempre, non si vuol mangiare, si vorrebbe stare sempre vicino alla tomba… Maria Maddalena ha vissuto così questa tragedia, nessuno come lei aveva capito quanto era importante il Cristo.
Dunque Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quando era ancora buio e vide una cosa strana – molte volte nel Vangelo di oggi, noi leggeremo questo verbo: vedere – già da lontano vide che il sepolcro era aperto e vuoto. Sapete, Maria Maddalena non ha mica pensato che Gesù era risorto! Ha pensato subito: “Hanno portato via il corpo del Signore e chissà dove l’avranno messo. Dove andrò io a piangere il mio Gesù?”. La tragedia diventa ancora più grande; ma vedere il sepolcro vuoto non è ancora un segno di risurrezione, perché quel sepolcro può essere vuoto anche per altri motivi, per esempio può essere successo che qualcuno è andato di notte, ha aperto, ha preso il corpo di Gesù e lo ha portato via, lo ha fatto sparire: questo ha pensato Maria Maddalena.
E così, avendo visto già da lontano questo sepolcro aperto e vuoto, è tornata indietro, in gran fretta, ed è andata dagli apostoli a raccontare quello che era successo. “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto. Lo hanno portato via!”. Ed ecco che Pietro e Giovanni, a sentire questa notizia corrono anche loro verso il sepolcro; però Giovanni arriva prima ma aspetta Pietro, il capo del gruppo, è lui l’autorità, è lui che deva costatare le cose, che deve vedere quello che è successo.
Da fuori, chinatosi, vide le bende per terra. Maria Maddalena aveva visto il sepolcro aperto, Giovanni vide le bende per terra e allora già qui le cose cominciano a non tornare più e pensa: “È possibile che sono venuti a rubare il corpo di Gesù e hanno avuto tutta quella pazienza di togliergli le bende e di portarlo via nudo? La cosa non è chiara. Non può essere così”. Giunse intanto Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide…”.
Ecco, c’è un crescendo nell’uso di questo verbo “vedere”. Maria Maddalena vede il sepolcro aperto, Giovanni vede le bende per terra, Pietro vede anche lui le bende e il sudario che non era per terra, ma addirittura era piegato in un luogo a parte. Ed ecco la sintesi conclusiva: Allora entrò anche l’altro discepolo che era giunto per primo e vide e credette; il sepolcro è vuoto, le bende stanno per terra, il sudario è ripiegato in un luogo a parte…dopo aver visto tutto questo, ecco la fede: non è stato rubato il corpo di Gesù, non può essere, è risorto, è vivo. “…e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura che Egli doveva resuscitare dai morti”.
Quante volte Gesù durante la sua vita aveva detto: “Il Figlio dell’uomo sta per andare a Gerusalemme e lì sarà ucciso, poi dopo tre giorni risusciterà”! Quando diceva queste cose, loro non lo prendevano mai sul serio, non capivano quello che voleva dire e non ci andavano neanche troppo dietro. Quando hanno visto poi tutti questi segni, allora si sono ricordati: “È risorto! Lo aveva detto! Allora tutte le cose che aveva detto a noi sono vere”. La novità di Gesù non è morta, non è chiusa in una tomba, è viva, è presente in mezzo a noi; Gesù con la sua parola, con la sua proposta di salvezza, con la sua novità di vita è vivo. Quando una persona muore, anche se ha detto le cose più belle e più grandi del mondo, noi per consolarci diciamo: “Sarai sempre con noi”, ma sono cose che diciamo per consolarci, quello è morto, la pietra, il marmo chiude la tomba, quel corpo poi marcisce, dopo un certo numero di anni si va a riaprire e non c’è più un corpo, ma c’è un pugno di cenere, non c’è più niente! Ma per Gesù non è stato così, quel corpo ha provato la morte, ma non si è corrotto, perché nel giro di poche ore è risorto.
E dov’è allora, visto che è risorto? È risorto e vive in un’altra dimensione che non è più quella fisica, ma è spirituale, per cui Gesù risorto è dovunque, è qui in mezzo a noi e noi non vedremo Lui faccia a faccia, lo vorremmo vedere… Magari! Ma non importa! Noi vedremo i segni della sua presenza: la Parola che ci è stata annunciata e il segno dell’Eucarestia che sull’altare fra poco rinnoveremo, il segno di questa parola viva che il Signore ci sta rivolgendo.
E ci bastano questi segni! Vedete, per chi crede, i segni che ci sono bastano e avanzano; per chi non crede, i segni non bastano mai, perché c’è sempre una riserva mentale, un dubbio profondo e allora Gesù potrebbe fare tutti i miracoli del mondo, potrebbe venire pure Lui…, chi non crede, continuerà a non credere, perché è chiuso a Dio.
Maria Maddalena, Pietro, Giovanni hanno visto dei segni; hanno creduto. Anche noi abbiamo dei segni, crediamo che Gesù è vivo e presente in mezzo a noi, ci incontra, ci pianta gli occhi addosso, ci guarda, ci scruta dentro e ci chiede di seguirlo, di accettarlo nella vita.
Allora tutto questo per dire che Gesù, il nostro Maestro, il nostro Signore è vivo e noi non siamo i discepoli di un morto, siamo i seguaci di un vivente; questo vivente è in mezzo a noi e con la sua presenza ci tocca e ci guarisce, ci incontra e ci salva. E noi abbiamo bisogno di salvezza, perché da soli sperimentiamo giorno dopo giorno la tragedia di una vita senza senso, il peccato, la delusione, l’insuccesso, il male. Solo Gesù ci salva, Lui ha vinto il male! Allora se noi se noi ci mettiamo dietro a Lui, anche noi sperimenteremo la gioia della risurrezione, la gioia della Pasqua.