Ascensione del Signore

12-05-2024

Letture:
At 1,1-11
Sal 46
Ef 4,1-13
Mc 16,15-20

Molti sono i messaggi da cogliere in questa solennità dell’Ascensione del Signore; e i testi della Sacra Scrittura che abbiamo ascoltato ci guidano, perché non accada a noi quello che accadde agli apostoli, cioè che restiamo con gli occhi all’in su, con la testa quasi fra le nuvole, per tentare di vedere dove è andato a finire Gesù che è salito al cielo.

Avete ascoltato le parole che gli angeli rivolgono agli apostoli: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato tra voi assunto in cielo, un giorno tornerà. Perché state a guardare il cielo?”. Questa parola ci fa capire che non dobbiamo interpretare il prodigio dell’Ascensione soltanto da un punto di vista dello spazio: Gesù che sale; gli apostoli lo accompagnano con lo sguardo, poi ad un certo punto non lo vedono più e si domandano: “Dove è andato a finire?

Perciò, il primo insegnamento è proprio racchiuso nelle parole degli angeli: “Perché state a guardare il cielo?” I cristiani sono persone che non guardano il cielo dimenticando la terra. Gesù, ascendendo al cielo, realizza quello che aveva detto nel cenacolo: “È bene per voi che io me ne vado, perché se non me ne vado, se non vi vado a preparare un posto, non vi posso mandare lo Spirito Santo”. Ed era vero! Se Gesù non se ne andava gli apostoli restavano ancora lì, fermi, ad aspettare l’apparizione quotidiana che certo li avrebbe riempiti di gioia, d’accordo, ma sarebbero rimasti lì. Invece Gesù, salendo al cielo, scomparendo dalla vista dei suoi discepoli è come se dice agli apostoli: “Adesso decidetevi! Non state più legati a cercare la mia persona; non cercate più di vedere me; non vi preoccupate, io sono con voi, non vi lascio, però andate! Decidetevi ad uscire da questo luogo, da queste mura. Andate in tutto il mondo”.

Ecco, l’Ascensione ci richiama la nostra missione, noi non dobbiamo dimenticare mai che siamo inviati da Gesù, siamo dei “mandati”, Gesù ci manda nel mondo, ci invia; quella parola del Signore: “Andate! Predicate! Portate la mia parola”, non è rivolta solo agli apostoli, agli undici, è rivolta a tutti i discepoli di Cristo, tutti, ognuno nel suo ruolo, d’accordo, ma tutti abbiamo la stessa missione, cioè quella di annunciare Gesù.

Ma poi ancora, sempre nella festa dell’Ascensione, noi troviamo anche altri messaggi. Gesù risorto sale al cielo e – dicono i testi –siede alla destra del Padre. Che significa questo modo di parlare? Cosa vuol dire: siede alla destra del Padre? È un modo figurato, simbolico per dire che Gesù è asceso al cielo, è glorificato pienamente nella sua umanità; Lui, come Figlio di Dio, già ce l’aveva la gloria, però adesso cosa c’è di nuovo? C’è che accanto al Padre c’è il Verbo incarnato e glorificato, cioè c’è un uomo nella gloria e se c’è un uomo vuol dire che la nostra umanità ormai ha messo piede in paradiso; accanto al Padre c’è Gesù, accanto al Padre in Gesù ci siamo noi, tutti; Lui ci rappresenta, Lui ci ha aperto la strada, Lui ci ha dimostrato che l’uomo, se vuole, se si fida del Padre, viene glorificato e trova veramente la pienezza della sua gioia e della sua felicità. Quando in una famiglia un membro diventa importante, tutta la famiglia è felice perché migliora il suo stato sociale; quando in una famiglia una persona per la cultura, per la professione, per la politica raggiunge vertici molto alti, tutta la famiglia si sente onorata e così un po’ accade a noi: la grande famiglia umana in Gesù siede alla destra del Padre, tutti ci dobbiamo sentire onorati, gioiosi, festosi perché in Gesù tutti sediamo alla destra di Dio. Gesù così ci ha aperto la strada, ci ha mostrato il nostro destino, la nostra vocazione, ci ha mostrato qual è il punto di arrivo della nostra vita.

San Paolo nella lettera agli Efesini ce lo ha ricordato, “possa Egli illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità tra i santi, qual è la straordinaria grandezza della sua potenza”. Ecco, a quale speranza ci ha chiamati! Diciamo la verità: molto spesso per i problemi, le difficoltà, le sconfitte della nostra vita noi perdiamo la speranza, e tiriamo avanti giorno per giorno, senza speranza, senza meta, senza traguardo, campiamo – come si dice – alla giornata. Invece no! La festa dell’Ascensione ci restituisce la voglia, la gioia di guardare qual è la nostra speranza e la nostra speranza è Gesù accanto al Padre che ci dice: “Vi ho preparato qui un posto, sbrigatevi, impegnatevi perché questo posto nessuno ve lo rapisce, nessuno ve lo può togliere!

Allora insieme a Gesù anche noi oggi facciamo capolino nei cieli, vediamo un po’ com’è questa gloria: è grande, è meravigliosa, è stupenda ed è preparata per noi e allora seduti intorno alla mensa del Signore chiediamo che questa gioia ci venga veramente donata adesso nei segni, il pane, il vino, la parola, l’amore, ma un giorno in pienezza nel cielo dove Gesù è asceso alla destra del Padre.