Sulla rivista I Tatti – Studies in Italian Renaissance dell’Università americana di Harvard è stato pubblicato uno studio della prof.ssa Chrysa Damianaki sul busto quattrocentesco del duca Francesco II del Balzo, attribuito a Francesco Laurana o Domenico Gagini, conservato presso il Museo Diocesano di Andria.
Il saggio, pubblicato sul volume 23 n. 2 del 2020, è stato recapitato di recente presso il Museo Diocesano, arricchendo così la serie di studi prestigiosi sul patrimonio artistico della città di Andria.
La rivista I Tatti è realizzata dall’Harvard University Center for Italian Renaissance Studies, un centro di ricerca avanzata nelle scienze umanistiche, situato a Firenze, appartenente all’Università di Harvard e guidata dall’editor Jane Tylus dell’Università di Yale, insieme a un team proveniente dalle migliori Università del mondo.
Il saggio è parte di uno studio più ampio (di prossima pubblicazione) che si concentra sulle reciproche influenze tra lo scultore Francesco Laurana e il pittore Antonello da Messina, partendo da un’inedita esperienza artistica a Napoli negli anni Cinquanta del Quattrocento. Successivamente, tra la fine del 1460 e gli inizi del 1470, i due si ritrovarono a lavorare nelle o per le stesse città siciliane (Messina, Noto, Siracusa), ed erano perciò certamente a conoscenza della reciproca produzione artistica.
Secondo l’autrice, alla base dello studio della scultura lauranesca da parte di Antonello da Messina ci sarebbero stati i consigli di Leon Battista Alberti nel suo De pictura, dove sosteneva che attraverso la scultura il pittore siciliano avrebbe migliorato l’uso del volume e della corretta incidenza della luce. Al tempo stesso, Laurana sarebbe stato interessato alla ritrattistica e alla fisiognomica grazie all’esplorazione della realtà fisica e psicologica presenti nelle opere di Antonello.
In particolare, nel saggio di Damianaki, si tenta di valutare l’influenza di Antonello da Messina su Laurana, riscontrabile in alcuni manufatti eseguiti dallo scultore dalmata durante il suo soggiorno siciliano (1468-72 ca.), come, ad esempio, il busto e i bassorilievi ritraenti Pietro Speciale. Tale busto, insieme a quello andriese di Francesco II del Balzo, attribuiti con certezza dall’autrice a Laurana, riflettono quel senso di introspezione psicologica derivato da una avanzata conoscenza della ritrattistica di Antonello da Messina. Inoltre, il busto di Andria, se pure di stile diverso, rappresenterebbe addirittura un’evoluzione in tal senso.
Inserito ormai da decenni nell’ambito di un dibattito accademico di altissimo livello, il busto di Francesco II del Balzo torna a far parlare di sé, palesando il grande interesse internazionale per alcuni elementi del patrimonio artistico andriese e, parimenti, l’importanza di una struttura museale che funge da riferimento per gli studi della propria collezione.