Nella giornata di domani, domenica 16 luglio, ricorre la festa della Madonna del Carmelo. La nostra città vanta una antica devozione alla Vergine Santa venerata con questo titolo e ha goduto in passato della presenza di una significativa comunità di Frati carmelitani che, ricevendo alla fine del ‘600 la munifica eredità del nobile Flavio De Excelsis, eressero la bellissima chiesa con annesso convento, oggi meglio conosciuto come Seminario Vescovile; infatti sin dal 1839 il suddetto convento ospita la presenza di questa importante istituzione educativa e vocazionale della Diocesi di Andria. Numerosi devoti in questi giorni di preparazione alla festa – quindicina – si recano nella rettoria del Carmine e vivono un vero e proprio itinerario spirituale affiancando la preghiera per i seminaristi.
Da oltre dieci anni, a queste due importanti realtà si è aggiunta la biblioteca diocesana “San Tommaso D’Aquino”, opera di grande valore ecclesiale, storico e culturale che recepisce e si adopera per soddisfare il bisogno formativo della Diocesi, in particolare della città di Andria con una grandissima attenzione ai bambini e ai ragazzi. Come si può evincere, il complesso edilizio che noi chiamiamo abitualmente “Seminario” è una realtà bella e articolata che vede interagire la rettoria del Carmelo, la realtà vocazionale del Seminario Vescovile e la Biblioteca diocesana. Merita una particolare riflessione la realtà vocazionale del Seminario: una bella famiglia composta da un gruppo di ragazzi che vivono una esperienza di discernimento vocazionale accompagnati da una équipe educativa che, vivendo con loro, ne segue la crescita umana, cristiana e vocazionale.
Attualmente i ragazzi che stanno vivendo l’esperienza del seminario sono 11, di cui 8 di scuola secondaria di secondo grado e 3 di scuola secondaria di primo grado. Ad accompagnarli ci sono tre sacerdoti: il rettore don Franco Leo, il padre spirituale Mons. Nicola De Ruvo, l’educatore don Sabino Mennuni e l’educatrice Suor Filomena Valentino. In occasione di una nostra intervista, il rettore don Franco analizza la situazione relativa alla scuola secondaria di primo grado: il numero dei ragazzi di questa fascia d’età che decidono di compiere questa esperienza è molto diminuito rispetto a una decina di anni fa, quando il numero dei seminaristi di questa fascia d’età si aggirava sulla ventina, rendendo il seminario vescovile di Andria uno dei più numerosi in Italia. Ma oggi la situazione è diversa per via di tanti motivi che si possono così sintetizzare: è mutato il modo di vivere la crescita in famiglia, si affacciano sempre più difficoltà da parte dei genitori ad ipotizzare la residenzialità per 5 giorni su 7 del proprio figlio pre-adolescente in seminario; il pensiero diffuso, ma superficiale, che ritiene i ragazzi di questa età immaturi per vivere una esperienza di questo tipo. Don Franco, unitamente all’équipe formativa, afferma però che è possibile proporre l’esperienza del seminario ai nostri pre-adolescenti e adolescenti perché ritiene urgente per queste particolari fasce di età un accompagnamento importante e incisivo. Ritiene altresì che la proposta del Seminario, recependo le mutate situazioni socio-familiari possa offrire, attingendo alla sua significativa storia educativa, una rinnovata proposta vocazionale. Il seminario non è una realtà neutra, ma si inserisce in un preciso contesto sociale ed ecclesiale, ed è una specie di termometro: risente subito di tutto, perché ha a che fare con la vita quotidiana dei ragazzi; registra subito tutti i cambiamenti della società e tutte le sensibilità ecclesiali: è un indicatore preciso. Quindi, la proposta vocazionale per i ragazzi di scuola media non viene assolutamente meno, anzi proprio quest’anno una settantina di ragazzi ministranti curati nelle comunità parrocchiali, hanno avuto un contatto con la comunità non soltanto negli incontri mensili dei ministranti, ma anche nel mini camposcuola invernale nelle giornate del 3 e 4 gennaio scorsi e frequentando il gruppo “Vieni e vedi”. Tutto questo ci fa convincere del fatto che a quest’età può essere fatta una proposta del genere, perchè è un periodo della vita ricco di tante spinte e ideali, di quello sguardo al futuro che altrimenti sarebbe privato di una bella prospettiva di fede; la modalità ha bisogno di essere ricalibrata. Il seminario quindi, è un piccolo segno, a dispetto della grande e bella struttura che lo ospita infatti tiene accesa la fiammella del cammino vocazionale soprattutto in questo momento in cui, per tanti problemi, la società sta rubando ai giovani una prospettiva fiduciosa verso il futuro. Il seminario ci dice che nella Chiesa diocesana c’è un luogo e una comunità che guarda al futuro con fiducia come un dono dalle mani di Dio. Oggi i giovani hanno tantissimo bisogno di questo.
Focalizzando l’attenzione sul seminario come luogo, ci si rende conto della grandezza e bellezza architettonica che lo contraddistingue; purtroppo, anche l’arte e la storia hanno i loro nemici: sono i vandali che quotidianamente sporcano gli spazi esterni della struttura con bombolette che imbrattano i muri, lasciano cocci di vetro di bottiglie di birra usate come giavellotti, rompono le telecamere della video sorveglianza, spargono immondizia per la strada, mangiano e bevono lasciando i loro rifiuti (cartoni di pizza e bottiglie di birra, lattine lanciate oltre l’inferriata verso la chiesa), ragazzi che urinano davanti al portone di ingresso del seminario e davanti a quello della biblioteca, e tanto altro; si è giunti a un livello quasi bestiale. Più volte è stato denunciato lo stato di inciviltà, che persiste da anni e contro il quale si è forse mosso solo un dito quando invece ci sarebbe stata bisogno dell’intera mano. La città ha bisogno di riqualificare questa zona. Dopo tanti sacrifici è stato restituito al bene comune il seminario con la facciata restaurata, la chiesa, la scalinata, la biblioteca ricchissima: non si può continuare ad essere alla mercé di queste persone.
Qui ci vuole un monitoraggio efficiente ed efficace da parte delle autorità competenti. La situazione è ormai insostenibile: tanti genitori portano i propri bambini alle attività della biblioteca e sono inibiti ad entrare dalla porta principale perché numerosi ragazzi stazionano lì in ogni ora del giorno e non hanno rispetto di nessuno; quindi genitori e bambini sono costretti a fare il giro dell’isolato ed entrare dal cancello sul retro del seminario. Quest’opera non può essere consegnata tacitamente al pubblico ludibrio dei villani: è invece un luogo dove è necessaria una progettualità molto seria che lo renda ulteriormente propositivo, va valorizzato e salvaguardato, non può essere ridotto così. La speranza è che si possa creare un tavolo di concertazione per affrontare questo problema e condividere eventuali proposte, tutto per far crescer il bene comune.
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