La Giornata della Memoria, istituita con la legge 211/2000, ritorna puntualmente ogni anno come un monito. Il ricordo della Shoà, dell’Olocausto delle deportazioni e degli innumerevoli orrori della guerra, le varie testimonianze che in tv e sui vari social si susseguono, tutte le conferenze, i vari discorsi, post, articoli e video ci conducono ad un unico imperativo. non dimenticare! Non dimenticare gli errori, non dimenticare i fatti, non dimenticare le storie, ma soprattutto non dimenticare gli effetti che la “perdita della memoria” può provocare nella nostra esperienza di comunità e di società. La Giornata della Memoria tuttavia, porta con sé anche degli insegnamenti collaterali molto importanti che trascendono il ricordo storico per toccare quelle che sono dinamiche sostanziali per la società, quali, il memoriale, il dialogo e la trasmissione dei valori. La memoria, va ben oltre un semplice recupero di archivio, ma il ricordo (come atto di riportare al cuore) diventa un impegno, e una responsabilità. Fare memoria ci salva da quella che oggi chiamiamo “dittatura del presente”, cioè la spasmodica ricerca della novità, della notizia fresca della esperienza nuova, che ci porta a considerare il passato come tempo morto e il futuro come tempo improbabile, facendoci perdere le chiavi interpretative delle esperienze umane che solo la memoria può darci. La memoria è l’antidoto contro la distorsione del passato, perché il presente non sia un “prodotto creato a tavolino”, ma un cammino di evoluzione e crescita. La memoria è la lente che ci permette di smascherare tutti quei tentativi di strumentalizzazione delle idee e delle esperienze umane per fini che ledono la stessa dignità dell’uomo. La memoria, trova la sua continuità nel dialogo tra le generazioni, perché ciò che siamo è un po’ l’eredità di ciò che è stato, e la base di ciò che saremo. Abbiamo il dovere verso le giovani generazioni della trasmissione della memoria, di quel patrimonio valoriale e culturale che definisce la nostra identità e la nostra storia, senza cadere in nazionalismi, populismi o trappole ideologiche, ma promuovendo un dialogo fatto di buone storie che vengono tessute a partire da relazioni sane. Tante sono le iniziative che caratterizzano la giornata della memoria, e i social in questo possono essere dei grandi alleati, tuttavia, abbiamo bisogno ancora di allenarci alla palestra del dialogo, dell’accoglienza e della comprensione. Non saranno sufficienti, conferenze, post o testimonianze se non lavoriamo sulle radici, sulla mentalità, sulla capacità di imparare dagli errori commessi. Solo se riscopriamo e recuperiamo la forza e il coraggio di indignarci davanti a episodi di esclusione, razzismo, violenza di ogni genere e forma, solo ritrovando la bellezza della solidarietà, del dialogo della umanità profonda, la Giornata della Memoria, attraverso la nostra quotidiana, instancabile ed operosa testimonianza, potrà realmente ritrovare la sua funzione primaria di sensibilizzazione ai valori più alti come la preziosità e la sacralità della vita.
Don Antonio Turturro
Vice direttore Ufficio Comunicazioni Sociali Diocesi di Andria