Il Venerabile – Vescovo di Andria
Mons. Giuseppe Di Donna è per la Diocesi di Andria, il Vescovo del Congresso mariano (1947), ma anche del Sinodo diocesano (1950); il cantore della SS. Trinità, al cui culto e devozione impegnò tutta la sua vita di sacerdote, di missionario e di Vescovo; l’innamorato dell’Eucaristia e della Madonna, sorgenti del suo impegno apostolico;
L’ardente evangelizzatore in terra di missione (Madagascar) e nei paesi della diocesi a lui affidata; l’asceta e mistico che si offre quale vittima di espiazione insieme al suo Signore mediante lo “sposalizio con la Croce” (26 marzo 1926, venerdì di passione primo giorno di nuova vita); l’infaticabile promotore di opere sociali a favore delle classi più bisognose e modello di carità eroica; il solerte Pastore preoccupato della formazione spirituale del suo clero e convinto assertore della necessità dell’apostolato dei laici nel campo religioso ma anche in quello sociale e politico.
Nato a Rutigliano (Bari) il 23 agosto 1901, a 11 anni entrò nell’Ordine Trinitario; nel 1916 fu inviato a Livorno per il noviziato, quindi a Roma per lo studio della filosofia e della teologia presso il Collegio S. Crisogono, frequentando contemporaneamente l’Università Gregoriana.
Il 18 maggio 1924 fu ordinato sacerdote, coronando un sogno coltivato da ragazzo. Affascinato dall’ideale missionario, il 4 giugno 1926 con altri quattro membri dell’Ordine Trinitario partì da Roma per il Madagascar, con destinazione Miarinarivo. Intensa fu l’attività apostolica in quel lontano lembo di terra africana, ricca di opere religiose e civili a favore della popolazione malgascia.
Era suo vivo desiderio rimanere in Africa e ivi concludere la sua vita come missionario, allorché nel 1939 Pio XII lo nominò Vescovo di Andria. Ordinato a Roma 1131 marzo 1940, fece il suo ingresso in diocesi il 5 maggio successivo. Il governo pastorale di mons. Di Donna durò dodici anni, conclusosi con la morte prematura il 2 gennaio 1952 per una neoplasia polmonare. I funerali si rivelarono un’apoteosi e il popolo cristiano lo pregò subito come “santo”.
Non solo i fedeli avvertirono lo straordinario spessore spirituale di mons. Di Donna, ma anche i Vescovi pugliesi, che in una petizione rivolta a Giovanni Paolo li resero questa commossa testimonianza: «Il profilo spirituale del missionario Vescovo Di Donna può essere compendiato in due caratteristiche salienti e complementari: una profonda vita spirituale, improntata alla fede e devozione verso la SS. Trinità, secondo il carisma dell’Ordine; ed una autentica carità pastorale».