Letture:
Is 35,1-6a.8a.10
Sal 145
Gc 5 7-10
Mt 11,2-11
Carissimi fratelli e sorelle,
In questa terza domenica di Avvento si sente nei testi della liturgia che il severo invito di Giovanni Battista alla conversione quasi si stempra un po’ e si comincia a pregustare la gioia ormai vicina del Natale. Anche il colore della liturgia, il rosa, vuole indicare questo senso di attesa che si fa più intensa, nella certezza che il Signore ormai è vicino. I testi della liturgia portano tutti un pressante invito alla gioia, a non scoraggiarsi, saper aspettare, l’invito alla pazienza, come dice san Giacomo nella seconda lettura: “Fratelli, siate pazienti”, sappiate aspettare, non vi lasciate prendere dalla fretta, dalla smania di veder risolti tutti i problemi.
E così il profeta Isaia ci ha detto: “Dite agli smarriti di cuore: Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio…”, è vicino, non abbiate paura, non vi scoraggiate, non pensate che tanto non viene più. La nostra religiosità talvolta è più come una buona e santa abitudine che non come un qualcosa che ci cambia la vita, ce la trasforma, ci rende attivi e positivi nel cambiare la realtà, nel dare un volto nuovo alla storia. A ben pensarci, noi abbiamo ancora abbastanza radicata nel cuore un’idea quasi magica della fede, cioè ci aspettiamo che Dio viene e ci risolve tutto ciò che non va. E quando non lo fa o non si decide a farlo siamo molto delusi, stanchi di aspettare, abbiamo sempre l’idea che le cose le deve sistemare Lui dall’alto, magari con una bella bacchetta magica, con qualche formula prodigiosa. Ma poi vediamo che questo non succede, allora la nostra fede, la nostra speranza si affievoliscono un po’ e restiamo delusi e qualche volta la fede vacilla.
Ecco dunque l’invito di oggi alla gioia: Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio, Egli viene a salvarvi. È vicino il giorno in cui, come ci ha detto Isaia, si apriranno gli occhi dei ciechi, si schiuderanno gli orecchi dei sordi, lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto… Sono enumerate tutte quelle menomazioni che rendono infelice la vita di un uomo: pensate quanto è infelice la vita di un cieco che non vede, ha bisogno di chi lo porti, quanto è infelice la vita di un sordo che non riesce a comunicare…Quando poi abbiamo letto la pagina del vangelo, abbiamo scoperto che Gesù si riferisce proprio a questa pagina di Isaia per dare quella risposta che i discepoli del Battista erano andati a chiedergli.
Giovanni Battista domenica scorsa lo abbiamo visto con il suo piglio austero, severo che invitava alla conversione: “Raddrizzate i suoi sentieri”. Oggi invece vediamo un Giovanni Batista un po’ diverso, sembra quasi che sia anche lui deluso, stanco di aspettare. Ci avverte san Matteo che mentre Giovanni era in carcere gli era giunta la notizia di Gesù che andava girando per le strade della Palestina, che parlava alle folle, faceva pure qualche segno prodigioso, ma poi andava a fare i pranzetti nelle case dei pubblicani, che accoglieva i peccatori, che organizzava anche dei mega party sull’erba per della gente che lo seguiva per giorni… e allora lui, il Battista, che era in carcere resta deluso invia a Gesù i suoi discepoli: “Andate a chiedere a Gesù: “È Lui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”, come per dire: “Perché non fa qualcosa per cambiare questa storia di ingiustizia, di peccato, di violenza, questa storia di male?”
Ecco, carissimi, io credo che questa domanda noi ce la portiamo dentro molto spesso e siamo anche noi tentati di dire a Gesù: “Sei tu che ci devi salvare o ci dobbiamo rivolgere a qualche altro?”, come per dire: “Perché non fai niente! Noi siamo delusi e scoraggiati per i grandi problemi che attraversano il mondo”. Il solo pensiero delle camere a gas dei nazisti che hanno ucciso milioni di ebrei o, in tempi più recenti, di fronte ai tanti focolai di guerra che stanno facendo soffrire milioni di nostri fratelli, di fronte a tante violenze da cui siamo sommersi, la domanda affiora pure in noi come a Giovanni Battista: “Sei tu colui che deve venire? Sei tu che ci devi salvare? Perché non fai niente, perché stai a guardare, perché non fermi la mano dei violenti, perché non impedisci tanta ingiustizia e tanta sofferenza? Sei tu che ci salvi o la soluzione la dobbiamo trovare da qualche altra parte? Davvero la tentazione si affaccia e rende faticosa la nostra fede. Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?
Proprio in quel momento – ci ha detto l’evangelista san Matteo – Gesù aveva fatto alcuni miracoli per cui la risposta: “Andate a dire a Giovanni quello che avete visto e udito e cioè: i ciechi recuperano la vista, proprio come diceva Isaia, gli storpi, gli zoppi, i paralitici camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella e beato colui che non si scandalizza di me”. Cioè Gesù vuole dire a Giovanni Battista: “Comprendo la tua delusione e amarezza perché sei in carcere però anche tu non ti scandalizzare, non ti scoraggiare, sappi che la salvezza è presente ed è operante e se c’è gente che riacquista la vita, se ci sono dei ciechi che hanno recuperato la vista, anche tu smetti di essere cieco”.
Insomma, oggi Gesù, con questa pagina di vangelo dice a noi tutti: “Smettete di essere ciechi, guardate dove sta la vita, la salvezza, dove sta la luce, la verità e prendete strade giuste. Voglio che voi smettiate di essere storpi e zoppi ma che camminiate a passo lesto sulle vie della verità e del bene e non sulle vie del male, dell’ingiustizia”. Certo che il Signore se volesse, in un attimo, con una parola cambierebbe tutto ma il Signore non agisce così, egli vuol far tutto con noi, ci vuole suoi collaboratori attivi e responsabili per cambiare il volto della storia.
Allora il Natale ormai alle porte è un’occasione preziosa – chissà se ne avremo altre! – per lasciarci aprire gli occhi da Gesù, per far cadere tutte le barriere che ci rendono ciechi, ottusi. Il Natale che sta per venire è l’occasione per rimetterci in piedi, rimetterci in cammino sulla via del bene, la via della giustizia… La parola di Gesù oggi ci aiuta a recuperare fiducia e speranza, pazienza. Ma non una fiducia, una speranza in qualche intervento risolutivo che viene in modo magico, no! Speranza, fiducia e pazienza che alla fine noi tutti ci possiamo davvero decidere a rispondere alle attese di Dio, collaborando decisamente con Lui per far nuovo il mondo.