OMELIA
XXVI Domenica del tempo ordinario
Andria, 26 settembre 2021
Letture:
Nm 11,25-29
Sal 18
Gc 5,1-6
Mc 9,38-43.45;47-48
Carissimi fratelli e sorelle,
nella pagina del Vangelo che oggi ci è stata donata vediamo Gesù che scopre aspetti sempre nuovi e piuttosto deludenti dei suoi discepoli: domenica scorsa ha scoperto che litigavano su chi di loro era il più grande, oggi scopre un’altra cosa davvero triste, cioè che i suoi discepoli sono piuttosto intolleranti, si fanno prendere da una certa gelosia nei confronti degli altri, si sentono gli unici abilitati a compiere il bene. Infatti quando scoprono un tale che scacciava i demoni nel nome di Gesù, compiva dunque degli esorcismi, ma non era del loro gruppo, vanno da Gesù tutti preoccupati: “Maestro, abbiamo scoperto uno che cacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri”. Si trattava dunque, potremmo dire, di una sacra gelosia: non è dei nostri, non fa parte del nostro gruppo, della nostra comitiva, della nostra associazione, della nostra parrocchia, della nostra comunità, non può, non deve fare ciò che invece spetta a noi.
Gesù invece li rimprovera: “Non glielo proibite! Non glielo proibite, perché non c’è nessuno che possa fare un miracolo nel mio nome e dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi!”, che è come dire: voi non dovete essere gelosi del vostro servizio al Vangelo; voi fate il vostro servizio, ma se per caso vi accorgete che anche fuori dei vostri recinti, anche al di là del vostro gregge c’è gente che fa del bene, c’è gente brava, onesta, che si impegna, dovete accogliere, dovete apprezzare il bene, dovunque esso sta. Grazie a Dio c’è tanto bene, c’è tanta gente capace di far del bene, anche al di fuori dei nostri recinti, dei nostri confini. Ecco che allora un vizio molto comune alle comunità cristiane di tutti i tempi, a cominciare dai discepoli di Gesù di allora e a finire a noi, discepoli di Gesù di oggi, quello della intolleranza, diciamo pure: della gelosia. A volte noi ci convinciamo che, poiché siamo frequentatori più assidui della Chiesa, siamo per ciò stesso migliori di altri e quindi solo noi dobbiamo fare del bene, solo noi dobbiamo fare opere buone, solo noi siamo capaci, abilitati a farle. Se veniamo a sapere che c’è altra gente, magari di altri raggruppamenti, di altre associazioni, di altre “ditte” che fanno del bene, immediatamente ci lasciamo prendere dalla gelosia e cominciamo a disprezzare e a criticare. Quando le facciamo noi le cose, va tutto bene, quando le fanno gli altri, non va mai bene.
Invece Gesù ci invita, col Vangelo di oggi, ad essere persone dal cuore aperto; dovunque c’è una persona che fa il bene, lì c’è Gesù, anche se non c’è la Chiesa, anche se non c’è la targa, il distintivo, la divisa, non importa, non vuol dire niente, questo vuole insegnarci Gesù. Quindi via l’intolleranza dai nostri cuori, via la gelosia, dobbiamo essere persone dal cuore aperto, dallo sguardo limpido, sincero e dovunque noi vediamo che c’è del bene, ricordiamoci, quel bene viene da Gesù, anche se non è passato per le nostre mani, non è detto che tutto il bene che c’è nel mondo deve passare per forza dalle nostre mani.
D’altra parte c’è un’altra riflessione da fare. Continuando il Vangelo, Gesù ad un certo punto sembra che cambia argomento, ma è l’esatta continuazione, Gesù parla dello scandalo e, facendo dei paragoni piuttosto arditi ed esagerati, dice: “Se uno di voi scandalizza qualcuno è meglio che si fa mettere una macina da mulino al collo e si vada a buttare a mare”. Certo, è eccessivo! È vero, ma Gesù volutamente esagera per richiamare la nostra attenzione. Che ci vuol dire il Signore? Che cos’è questo scandalo? Lo scandalo è porre in essere degli atteggiamenti, dei comportamenti che fanno cadere l’altro. Scandalo in lingua greca antica era il sasso che ti fa inciampare e tu cadi. Allora essere di scandalo all’altro significa che tu con il tuo modo di essere cristiano, invece di avvicinare l’altro al Signore, lo fai allontanare, lo fai cadere, perché l’altro vede te che ti comporti male e dice: “Volevo avvicinarmi al Signore, ma visto che tu sei così, mi passa la voglia!”. Ecco che cos’è lo scandalo: tutte le volte che noi siamo di cattivo esempio agli altri, noi siamo di scandalo. Ebbene, Gesù, nei confronti di chi scandalizza, usa parole di fuoco, terribili: “Buttatevi a mare, perché non valete niente!”. E non solo buttatevi a mare – dice Gesù – ma usa anche altre immagini: “Buttatevi nella Geenna!”. La Geenna ai tempi di Gesù era la discarica dove si andava a buttare l’immondizia e quindi c’era sempre fuoco; allora praticamente un cristiano che dà scandalo è cristiano da immondizia, da buttare via, perché non vale niente… Gesù, dunque, usando queste parole così forti, vuole scuoterci un po’.
Allora ciascuno di noi è chiamato dalla parola di Dio di oggi a fare un serio esame di coscienza: che cristiano sono io? Esaminiamoci seriamente e chiediamo perdono per tutte le volte che abbiamo dato scandalo. Chiediamo al Signore che ci renda cristiani non da buttar via, non da immondizia, ma cristiani che, pur con tutti i loro limiti, però fanno sul serio e hanno capito che sono responsabili della fede dei loro fratelli.
Intorno all’altare chiediamo oggi al Signore che davvero ci renda sempre più coscienti e responsabili della nostra fede.