OMELIA
XIX Domenica del tempo ordinario
Andria, 8 agosto 2021
Letture:
1Re 19,4-8
Sal 33
Ef 4,30-5,2
Gv 6,41-51
Carissimi,
Continua la catechesi di Gesù sul pane di vita disceso dal cielo, infatti il brano del vangelo di oggi è l’immediata continuazione di quello di domenica scorsa, quando Gesù ci ha detto con una chiarezza che non ammette incertezze: “Sono io il pane della vita: chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”. Naturalmente questa dichiarazione chiara, esplicita, diretta del Signore, suscita immediate reazioni molto critiche da parte dei Giudei che si dicono l’un l’altro: “Ma Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: Sono disceso dal cielo?”. Se riflettiamo, questa obiezione l’abbiamo già sentita nella sinagoga di Nazareth, dove Gesù tenne uno dei suoi primi discorsi. Ma Gesù rimprovera severamente i suoi interlocutori fino a dire, alludendo alla sua passione e morte: “…e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Ma, come abbiamo visto oggi, subito si scatena l’ostilità dei sapienti della Legge. Così sensibili alla morale, i quali, come noi, tante volte, non si rendono conto che Gesù non sta facendo un discorso morale, ma sta parlando di fede.
Il Verbo di Dio, insomma, si è fatto carne per rivelarci che la morale dei Comandamenti è insufficiente alla salvezza; c’è qualcosa di più importante, qualcosa che viene prima della morale, qualcosa che fonda addirittura la morale, senza la quale la morale si dissolve in una recita, in una finzione senza valore dinanzi a Dio, quasi pensando che impegnandoci a compiere atti virtuosi ci assicuriamo il paradiso! E si scade in una sorta di compravendita. Noi facciamo i bravi e il Signore ci paga con la salvezza. Non sono i nostri comportamenti che ci salvano, ma è l’amore gratuito del Signore che ci salva. Ecco perché la cosa a cui dedicarci con tutto il nostro impegno è “credere in Cristo”. Quando c’è la fede in Gesù che mi salva, tutto ne viene di conseguenza!
Ma riconosciamo che siamo tentati di dire: “Ma certo che crediamo in Cristo!”, come se fosse un fatto scontato e dunque superfluo da ricordare…Ma ci tocca dire che credere in Gesù non è affatto scontato! Non si può dare per scontato! Credere in Lui vuol dire aver fame e sete di Lui, essere sempre desiderosi di ascoltare la sua parola, di mangiare il suo pane. Vuol dire pensare che senza il suo pane alla nostra vita manca l’essenziale. Ecco allora l’importanza di essere presenti alla celebrazione domenicale. Non è un precetto da osservare, è un bisogno, è un desiderio profondo del cuore! E quando abbiamo poca voglia o siamo presi da mille altre attività da non aver tempo per l’incontro domenicale col Signore, proviamo a pensare: Gesù, per darci questo pane-del-cielo, è morto sulla croce! Perciò ogni volta che andiamo a riceverlo dobbiamo pensare a Lui che ha dato la vita, si è sacrificato per noi. Quel piccolo pezzo di pane vale la vita di Dio.
È sempre Lui, Gesù, a metterci in guardia dal rivolgerci a Dio moltiplicando le parole, i sacrifici, potremmo aggiungere: i voti, le rinunce, le penitenze, le novene, le Comunioni, i Rosari. Tutte cose sacrosante, per carità, però la cosa più nella da dirci oggi, commentando questa pagina del vangelo, è che nutrendoci di Lui, Lui, Gesù ci trasforma in lui, ci rende copia di lui. Ogni volta di più, messa dopo messa, comunione dopo comunione, veniamo plasmati ad immagine sua, diventiamo sempre più conformi a Lui, il Figlio amato del Padre. E tutto questo, nello scorrere della vita, fa sì che raggiungiamo la perfetta somiglianza a Colui che per noi e per tutti ha donato la vita, Gesù benedetto. E, nutriti dunque della santa Eucaristia, diventiamo capaci anche noi di donare la vita per i fratelli, con gioia e convinzione sempre più grande.