OMELIA
V Domenica di Quaresima
Andria, 21 marzo 2021
Letture:
Ger 31,31-34
Sal 50
Eb 5,7-9
Gv 12,20-33
In questa quinta domenica di Quaresima, il nostro sguardo e il nostro pensiero ormai si concentrano su Gesù crocifisso; ci prepariamo così a vivere il mistero della Pasqua del Signore, che è mistero di sofferenza, di passione, croce, morte e risurrezione.
Ma questo non è il mistero solo del Signore, è il mistero della nostra vita che è una vita di passione, di croce, di sofferenza, ma anche di gioia, di gloria.
Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci accompagna e ci aiuta. Gesù è a Gerusalemme ed è andato al tempio per la festa, come tutti i bravi ebrei pii e devoti. L’ingresso a Gerusalemme era stato festoso, noi lo celebreremo domenica prossima con la festa delle Palme.
Lui sapeva che quella era l’ultima volta che andava a Gerusalemme, che di lì a pochi giorni lo avrebbero arrestato e sarebbe cominciata la tristissima esperienza della passione, Lui lo sapeva, ma gli altri no, non potevano nemmeno immaginare quello che stava per succedere, nemmeno i suoi discepoli. Ebbene a Gerusalemme, essendosi diffusa la voce della presenza di Gesù, c’erano dei forestieri e alcuni greci chiesero a Filippo, sapendo che era un suo discepolo: “Vogliamo conoscere Gesù. Abbiamo sentito parlare di quest’uomo eccezionale, faccelo conoscere, presentaci a Gesù”. Chiama Andrea, si consultano: “Questi vogliono vedere Gesù. Che facciamo?”. Li portano da Gesù: “Maestro, ci sono dei greci che ti vogliono conoscere, ti vogliono vedere”, il verbo del testo è proprio questo: ti vogliono vedere! La risposta di Gesù, penso, mette in non poco imbarazzo Filippo e Andrea, perché parla di tutt’altro, come se non gli importasse proprio niente di questi greci che lo vogliono vedere. Ecco la risposta di Gesù: “È giunta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”.
Vien da dire: ma che c’entra questo con i greci che volevano vedere Gesù? O Gesù non ha capito la domanda oppure…? La verità è che Gesù con la sua risposta porta i discepoli su un altro piano. Provo ad immaginare, è come se Gesù dicesse ai suoi discepoli: “Date a questi greci un appuntamento fra cinque o sei giorni davanti ad una croce, lì vedranno”. Gesù dunque smantella totalmente questa pretesa che è nostra, di noi uomini che vogliamo vedere, vogliamo toccare; Gesù prende le distanze da un tipo di religione che è diventata un po’ una religione dello spettacolo; ora come allora vogliamo vedere: vogliamo vedere le belle funzioni, le belle processioni, vogliamo le belle Chiese, tutte dorate, vogliamo vedere le belle vesti, le belle cerimonie, poi soprattutto in certe occasioni con tanti clic di fotografi, vogliamo vedere, vedere, vedere… Gesù taglia corto: “Che cosa volete vedere? Non avete capito proprio niente. Che cosa volete vedere? È giunta l’ora che il Figlio dell’uomo sarà glorificato. Io vado alla morte e fra qualche giorno vedrete, eccome che vedrete! Vedrete qualcosa che vi sconcerterà, che vi turberà e proprio per non vederlo, scapperete tutti via”.
Sappiamo infatti che Gesù, quando è morto, è rimasto solo, lì non c’era più nessuno che voleva vedere, anzi, per non vedere, se ne scapparono tutti. Non è un caso, allora, se Gesù, concludendo questo discorso, dirà: “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”.
Ecco perché, dicevo all’inizio, la liturgia di oggi chiama, cattura i nostri sguardi e li orienta al Crocifisso; è lì che dobbiamo vedere, non dobbiamo cercare un qualcosa di spettacolare, che dia soddisfazione all’occhio. Tante volte diciamo nelle cose umane, ma anche nelle cose di Dio che anche l’occhio vuole la sua parte. Ma nel nostro caso non vale. Avevano detto i profeti: non ha un bell’aspetto per attirare i nostri sguardi; la gente che passava davanti si copriva il volto per non vedere quello spettacolo così triste, così sciagurato, eppure quello è lo spettacolo dell’amore di Dio, la croce, il dono totale di sé, l’offerta, il sacrificio, l’amore senza limiti.
Dunque non facciamo come i greci, non ci facciamo prendere dalla tentazione di dire a Gesù: “Signore, vogliamo vedere”. No, non dobbiamo desiderare di vedere, lasciamo stare e se pure ci prende la tentazione, sappiamo la risposta che ci meritiamo: Gesù ci dà appuntamento sulla croce, domenica prossima, la domenica di passione e poi il venerdì santo: “Venite lì e vedete e vi passa la voglia di una religiosità soltanto esteriore e cominciate a capire che qui la cosa è seria, è il discorso dell’amore, del perdono, dell’accoglienza, gli uni degli altri, il discorso del sacrificio fino al sangue, è questo che dovete vedere, non chiudete gli occhi di fronte ai tanti crocifissi che se sono in croce perché nel mondo ci sono tanti crocifissori, carnefici e forse e senza forse tra questi ci siamo anche noi”.
Sì, siamo noi che con il nostro egoismo provochiamo tanta sofferenza nel mondo, provochiamo tanto male, non si sfugge, se ci sono dei Cristi in croce è perché ci sono tanti Pilato che li hanno mandati, ci sono dei crocifissori, dei carnefici, uno in croce non ci va da solo; il mistero della croce allora non è il mistero di duemila anni fa, di quel venerdì santo, è il mistero della storia; e Gesù per farcelo comprendere l’ha vissuto lui per primo, per dire: “Vedete? Se voi non siete disposti come me ad andare a finire sotto la terra, chicco di grano, e a morire per i vostri fratelli, allora che volete vedere, che venite a fare in Chiesa? Se io ho dato la vita per gli altri, anche voi dovete fare così. Siete disposti, sì o no?”
Vogliamo vedere! Che cosa vogliamo vedere? Guardiamo con amore e sempre rinnovato stupore il Crocifisso e allora capiremo tante cose.