Omelia V Domenica di Quaresima anno B

17-03-2024

Letture:
Ger 31,31-34
Sal 50
Eb 5,7-9
Gv 12,20-33

In questa quinta domenica di Quaresima, il nostro sguardo ormai si concentra su Gesù crocifisso; ci prepariamo a vivere il mistero della Pasqua del Signore, che è mistero di croce, di morte e risurrezione. Ma questo non è solo il mistero del Signore, è il mistero della storia, è il mistero della vita!

Allora, il Vangelo che abbiamo appena ascoltato ci aiuta a concentrare il nostro sguardo e la nostra riflessione su Gesù crocifisso. Gesù è a Gerusalemme ed è andato al tempio per la festa, come tutti i bravi ebrei pii e devoti. L’ingresso a Gerusalemme era stato festoso, noi lo celebreremo domenica prossima, la domenica delle Palme.

Lui sapeva che quella era l’ultima volta che andava a Gerusalemme, Lui lo sapeva, ma gli altri non potevano nemmeno immaginare quello che stava per succedere, soprattutto i suoi discepoli. Ebbene a Gerusalemme, essendosi diffusa la voce della presenza di Gesù, c’erano tanti forestieri e alcuni greci chiesero all’apostolo Filippo: “Vogliamo vedere Gesù”. Filippo si trova un po’ imbarazzato, non era preparato a tutto questo, perché lui, come tutti i discepoli, del resto, era convinto che la salvezza che Gesù portava era per gli ebrei. Che c’entravano i greci? Chiama Andrea, si consultano. Li portano da Gesù: “Maestro, queste persone, questi greci ti vogliono conoscere, ti vogliono vedere”. Il verbo del testo è proprio questo: ti vogliono vedere! La risposta di Gesù, penso, mette ancor più in imbarazzo Filippo e Andrea, perché apparentemente non è una risposta; Gesù parla di tutt’altro, come se non gli importasse proprio niente di questi greci che lo vogliono vedere. “È giunta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”.

Una prima impressione che i due, Andrea e Filippo, avranno avuto sicuramente sarà stata del tipo: ma che c’entrano queste parole con i greci che lo vogliono vedere? o Gesù non ha capito la domanda oppure… oppure Gesù con la sua risposta vuol portare i discepoli su un altro piano. É come se Gesù dicesse ai suoi discepoli: “Date a questi greci un appuntamento fra cinque o sei giorni davanti ad una croce, lì vedranno”. Gesù smantella totalmente questa pretesa di noi uomini che vogliamo vedere, vogliamo toccare; Gesù contesta decisamente un tipo di religione che è diventata per tanti di noi un po’ come una religione dello spettacolo; ora come allora vogliamo vedere: vogliamo vedere le belle funzioni, vogliamo vedere le belle processioni, vogliamo vedere le belle Chiese, tutte dorate, vogliamo vedere le belle vesti, le belle cerimonie, poi soprattutto in certe occasioni magari con tanti clic di fotografi, vogliamo vedere, vedere, vedere… Gesù taglia corto: “Che cosa volete vedere? È giunta l’ora che il Figlio dell’uomo sarà glorificato. Io vado alla morte e fra qualche giorno vedrete, eccome che vedrete! Vedrete qualcosa che vi sconcerterà, vedrete qualcosa che vi turberà e proprio per non vederlo, scapperete tutti via”.

Sappiamo infatti che Gesù, quando è morto in croce, è rimasto solo, lì non c’era più nessuno che voleva vedere, anzi, per non vedere, erano scappati tutti; e Gesù, invece, paradossalmente, concludendo questo discorso, dirà: “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”.

Ecco perché, dicevo all’inizio, la liturgia di oggi chiama, cattura i nostri sguardi e li dirige al crocifisso; è lì che li dobbiamo dirigere. Non dobbiamo cercare qualcosa di spettacolare, che dia soddisfazione all’occhio. Tante volte diciamo nelle cose umane, ma anche nelle cose di Dio, che anche l’occhio vuole la sua parte e va a finire che poi ci crediamo, ma non è lì il mistero, anzi, avevano detto i profeti: “non ha un bell’aspetto per attirare i nostri sguardi”. La gente che passava davanti a Gesù in croce si copriva il volto per non vedere quello spettacolo così triste, eppure quello è lo spettacolo dell’amore di Dio, la croce, il dono, l’offerta, il sacrificio della vita.

Anche noi, come quei greci, facilmente ci facciamo prendere dalla tentazione di dire a Gesù: “Signore, vogliamo vedere”; chi di noi non ha desiderato almeno una volta nella vita di vedere il Signore, chi di noi non ha invidiato qualcuno che magari dice che ha visto il Signore o dice di vedere qualche santo, qualche madonna, chi di noi non ha provato sentimenti di invidia: “Ah, beato lui che vede la madonna, beato lui che vede!

No, non dobbiamo desiderare di vedere, lasciamo stare. E se pure ci prende la tentazione, sappiamo la risposta che ci meritiamo: Gesù ci dà appuntamento sotto la croce, domenica prossima, la domenica di passione e poi il venerdì santo: “Venite lì e vedete e vi passa la voglia di una religiosità soltanto esteriore e cominciate a capire invece che qui la cosa è seria, il discorso dell’amore, del perdono, dell’accoglienza gli uni degli altri, il discorso del sacrificio fino al sangue, è questo che dovete vedere, non chiudete gli occhi di fronte ai tanti crocifissi che sono in croce”.

E siamo noi che con il nostro egoismo provochiamo tanta sofferenza nel mondo, non si sfugge, se ci sono dei cristi in croce evidentemente ci sono dei Pilato che li hanno mandati, ci sono dei crocifissori, ci sono dei carnefici, uno in croce non ci va da solo; il mistero della croce allora non è il mistero di duemila anni fa, di quel venerdì santo. É il mistero della storia. Gesù per farcelo comprendere l’ha vissuto lui per primo, per dire: “Vedete? Se voi non siete disposti come me ad andare a finire sulla croce, ad andare a finire sotto la terra, come chicchi di grano, e a morire per i vostri fratelli, allora che volete vedere, che venite a fare in Chiesa? Se io ho dato la vita per gli altri, anche voi dovete fare così. Siete disposti, sì o no?

Vogliamo vedere! Che cosa vogliamo vedere? Volgiamo il nostro sguardo d’amore a Gesù crocifisso, fermiamoci a contemplarlo… e allora capiremo tante cose.